Sono stati tanti e nei luoghi più diversi gli incontri tra Gillo Dorfles e Renzo Piano; per amicizia profonda, per grande stima reciproca, per un’empatia personale che va al di là della biografia e della notorietà: per Gillo come per Renzo prima vengono le persone, poi il ruolo che svolgono nella società.
Sono stato testimone diretto di questo lungo e infinito dialogo che non si è mai idealmente interrotto nemmeno quando il nostro grande vecchio, Dorfles, se n’è andato, il 2 marzo 2018, poco più di un mese prima di compiere centootto anni. Ho conosciuto Gillo nel 1966, era il mio professore di Estetica alla Statale di Milano; con lui mi sono laureato e da allora abbiamo lavorato insieme, curato mostre e girato il mondo, alla ricerca delle “bellezze quotidiane”, in primis nell’architettura, disciplina a cui Dorfles ha dedicato centinaia di scritti, fino dagli inizi degli anni Trenta.
Per lavoro ho conosciuto direttamente Renzo Piano in occasione del progetto della grande mostra da lui allestita a Torino nel 1983, dedicata ad Alexander Calder e ospitata nel Palazzo a Vela, disegnato da Pier Luigi Nervi. Ricordo la visita con Gillo, insieme al comune amico Franco Origoni che in questo lungo percorso è sempre stato presente, anche in relazione alla sua lunga collaborazione professionale con il Renzo Piano Building Workshop fin dagli anni Ottanta.