Il Mauritshuis organizza una mostra dedicata al più evanescente fra i cinque sensi, il più inafferrabile, invisibile, impermanente ma forse anche il più evocativo: l’olfatto. Che è capace per esempio, più degli altri quattro, di riportarci indietro nel nostro passato, dandoci l’illusione, l’emozione di una sensazione quasi fisica di essere altrove e in un altro tempo, un teletrasporto che dura una frazione di secondo. Il titolo dell’esposizione in inglese - Fleeting. Scents in Colour (Fugace. Odori a colori) - evidenzia proprio questa qualità(*).
Molte delle opere esposte - perlopiù olandesi del XVII secolo e parte della collezione del museo - insistono sulla capacità evocativa che un’immagine può trasferirci contando sulla nostra memoria olfattiva. È il caso dell’Armadio della biancheria di Pieter de Hooch (1663, Amsterdam, Rijksmuseum), manifesto della devozione olandese per la cura domestica, che trasmette un profumo di lenzuola pulite a distanza di quattro secoli. Se hai esperienza di quell’odore, la visione di quei teli di lino la riaccenderà. In pratica, la mostra conta sul fatto che un senso può attivarne un altro (in questo caso la vista attiva una memoria olfattiva), e che la nostra memoria percettiva è messa in funzione da molti stimoli di natura diversa; è un mosaico di sensazioni.
Il percorso prevede una serie di postazioni in cui è anche possibile fare esperienza diretta di odori, olezzi, profumi legati alle opere esposte. Tra gli altri, l’odore di legno dei pannelli portati a suo tempo dal Brasile dal fondatore dell’edificio oggi museo, Johan Maurits van Nassau-Siegen (oggi la sua figura storica è rimessa in discussione in quanto fu governatore appunto del Brasile - dal 1636 al 1644 -, allora colonia olandese, e coinvolto nella tratta degli schiavi africani per la lavorazione dello zucchero di canna); e perfino l’acre odore di fumo dell’incendio che distrusse parte del palazzo nel XVII secolo.