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Barney
IN CADUTA LIBERA?

Daniele Liberanome

Le quotazioni di Matthew Barney, uno dei più noti videoartisti internazionali, sono crollate sensibilmente negli ultimi anni. Qualche debole segnale di ripresa c’è, ma sarà possibile una definitiva risalita?

Chissà se avrebbe avuto la stessa fortuna come giocatore di football americano, visto che era un “quarterback” di notevole talento. Ma certo Matthew Barney (nato nel 1967) è diventato uno dei videoartisti più noti e più cari al mondo, almeno fino a qualche anno fa. 


Appena laureatosi a Yale, è entrato nel giro dei grandi galleristi newyorchesi, Barbara Gladstone in testa, e poco dopo ha vinto premi internazionali di grande peso come il premio Europa 2000 alla 45. Biennale di Venezia. Così, fin dagli anni Novanta, lo si è ammirato nella rete dei musei Guggenheim, che gli hanno dedicato personali di grande rilievo negli Stati Uniti e non solo. Fu allora che creò Cremaster, la serie di cinque film intitolati al piccolo muscolo cremastere che, comandando i movimenti dello scroto, è fra i responsabili del funzionamento dell’apparato riproduttivo maschile e della definizione del sesso del nascituro. I film sono una carrellata di invenzioni e di creatività sui temi dell’identità e delle differenze/indifferenze sessuali che hanno generato non pochi entusiasmi e con cui l’artista ha raggiunto la notorietà. Fra i personaggi che Barney ha interpretato per l’occasione, troviamo anche il celebre omicida seriale Gary Gilmore che chiese di essere giustiziato nonostante il tribunale volesse sospendergli la sentenza. Per i vari Cremaster, Barney ha prodotto oggetti, foto, disegni, dipinti, via via messi sul mercato con notevole successo, almeno in una prima fase.