Grandi mostre. 1
Giuseppe Penone a Firenze

PARALLELISMI 
NATURALI

Il mondo vegetale di Giuseppe Penone incontra l'umano attraverso i capolavori degli Uffizi in una mostra-evento che ricorda idealmente Dante Alighieri nel settecentenario della sua morte.

Ludovico Pratesi

L’incontro tra il mondo vegetale di Giuseppe Penone e i capolavori degli Uffizi è un evento eccezionale e sorprendente, che Firenze ha scelto per ricordare Dante Alighieri nel settecentenario della sua morte: natura, pittura e scrittura riunite idealmente in occasione della mostra personale di Penone Alberi in versi, curata da Eike D. Schmidt, Gianfranco Maraniello e Renata Pintus nelle sale degli Uffizi.

La presenza dell’Alighieri si percepisce già dal titolo, che fa allusione al concetto dell’«albero che vive de la cima», espresso da Dante in un verso del Paradiso. E quale artista meglio di Penone poteva rappresentare un concetto che unisce idea e materia con una sintesi così perfetta? La mostra è concepita come un percorso, un luogo di incontro tra Rinascimento e contemporaneo che prende le mosse da Abete (2013), l’albero in acciaio e bronzo, alto ventidue metri e posizionato dall’artista in piazza della Signoria, quasi a voler suggerire un dialogo ideale con le sculture della Loggia dei lanzi, la torre di Arnolfo di Cambio e con la severa architettura di Palazzo vecchio. «L’avvitamento lungo i ventidue metri di Abete è principio di organizzazione della scultura, fedeltà alla sua condizione essenziale, alla verticalità che sfida il precipitare della materia attratta a terra col proprio peso», scrive Maraniello. Quest’opera maestosa, che nella sua essenziale verticalità punta verso il cielo, annuncia il rapporto tra essere umano e mondo vegetale, che costituisce uno dei principali filoni di ricerca di Penone. Si tratta di una riflessione sul rapporto tra l’uomo e il paesaggio concepito come un territorio arcaico e autentico: un “ritorno al bosco” colto nella sua dimensione più profonda e primitiva. Ed è nei boschi delle Alpi Marittime che il giovane artista comincia a sviluppare la propria pratica artistica, attraverso una serie di gesti che uniscono umano e vegetale cominciati nel 1968. Unisce tre alberi per farli crescere intrecciati, segna con dei chiodi il profilo del proprio corpo sul tronco di un ontano e abbraccia con il calco della propria mano in bronzo il fusto di un alberello che nella sua crescita ingloberà la stessa mano, in una delle sue opere più note, presente agli Uffizi in una versione fotografica, composta da due immagini in bianco e nero (Alpi Marittime - Continuerà a crescere tranne che in quel punto,1968-1978).