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IL RITRATTO ITALIANO NEL RINASCIMENTO

Ottobre 2024

ART E DOSSIER N. 424

VEDOVA

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ROMANINO

ART E DOSSIER N. 425

Da Villa Ada a Brescia, immergiti nell'arte contemporanea e nelle storie a strisce. Scopri le mostre di artisti come Giuseppe Penone a Firenze, Leonor Fini a Trieste e Tina Modotti a Milano. Approfondisci con studi e riscoperte sulla figura del minotauro e dell'ancella nera, mentre esplori misteri e curiosità dell'arte. Con un mix avvincente di esposizioni, analisi e racconti, questo numero ti condurrà attraverso un viaggio senza confini nel mondo dell'arte contemporanea e storica.

ART NEWS

SAVE ITALY - Villa Ada, viaggio verso gli inferi di Leonardo Piccinini

CAMERA CON VISTA - Notturno di Luca Antoccia

ARTE CONTEMPORANEA - Vezzoli curatore a Brescia di Cristina Baldacci

STORIE A STRISCE - Un rivoluzionario del segno di Sergio Rossi

BLOW UP - Mosse, collezione walther di Giovanna Ferri

ARCHITETTURA PER L'ARTE - Un progetto di cura condiviso di Aldo Colonetti

GRANDI MOSTRE. 1 Giuseppe Penone a Firenze - Parallelismi naturali di Ludovico Pratesi

XXI SECOLO - I dansaekhwa dalla Corea - Pittura non dipinta di Riccarda Mandrini

MUSEI DA CONOSCERE - La fondazione Biscozzi|Rimbaud a Lecce - Un ritorno alle origini di Paolo Bolpagni

GRANDI MOSTRE. 2 Leonor Fini a Trieste - Testimonianze d'affetto di Marianna Accerboni

GRANDI MOSTRE. 3 Tina Modotti a Milano - Rinascimento messicano di Francesca Orsi

GRANDI MOSTRE. 4 Edina Altara e Vittorio Accornero a Nuoro - Giochi di coppia di Lauretta Colonnelli

PAGINA NERA - La dimora del più ricco se ne stava andando a picco di Fabio Isman

SAVE ITALY - L'isola di Pianosa - Un paese fantasma sul mare di Enrica Crispino

GRANDI MOSTRE. 5 Palladio e il ponte a Bassano del Grappa - La rinascita di un monumento ultracentenario di Stefano Luppi

STUDI E RISCOPERTE. 1 L'ancella nera nelle raffigurazioni con Giuditta e Oloferne - Gusto per l'esotico o affermazione di potere? di Sara Benaglia

OGGETTO MISTERIOSO - Un immortale cardellino di Gloria Fossi

STUDI E RISCOPERTE. 2 La figura del minotauro - Asterione versus Teseo di Mauro Zanchi

IN TENDENZA - Non basta essere veronese per sbancare il mercato di Daniele Liberanome

CATALOGHI E LIBRI a cura di Gloria Fossi

Versione cartacea

Studi e riscoperte. 1 L'ancella nera nelle raffigurazioni con Giuditta e Oloferne GUSTO PER L’ESOTICO O AFFERMAZIONE DI POTERE? Nelle opere raffiguranti l'episodio biblico di Giuditta e Oloferne di artisti attivi in Veneto tra il 1490 e il 1575 circa troviamo una schiava nera. Quali sono le ragioni della sua presenza proprio in dipinti di quel periodo e con quel soggetto? Sara Benaglia La marchesa acquistava schiavi anche per il tramite di un altro servitore della corte gonzaghesca, Donato de’ Preti, mentre nel 1534 l’ammiraglio genovese Andrea Doria regalò al signore di Mantova «doi negri […] non per quel che vagliono, ma per segno di mia servitù» in cambio di condannati al remo inviati da Mantova a Genova . Guardando all’opera di Mantegna, pochi anni dopo il muranese Girolamo Mocetto elaborò la sua migliore stampa nota: (1500-1530). Anche qui l’ancella è una donna nera, incaricata di nascondere la testa mozzata del generale assirobabilonese. Le cortigiane veneziane e le più ragguardevoli dame del tempo avevano una predilezione per le cose esotiche e bizzarre e tenevano spesso schiave al loro servizio. Quando Isabella d’Aragona andò in sposa nel 1488 a Giangaleazzo Sforza, nella lista della compagnia che fu data al servizio della dama furono indicate «tre more bianche schiave, septe schiave nigre, tre schiavi negri» . ell’episodio biblico di Giuditta la decapitazione del condottiero assiro avviene per mano della vedova giudea nella città palestinese di Betulia, messa sotto assedio dall’esercito di Oloferne . Nella Bibbia si dice che alla vedova Giuditta il marito «aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave». Topica, in dipinti a soggetto Giuditta e Oloferne , è la presenza di una schiava nera al fianco della vedova. Tali esempi sono stati tutti prodotti da autori operanti in terra veneta tra il 1490 e il 1575 circa. Perché questa rappresentazione iconografica nasce proprio in quel periodo storico? Quali sono gli accadimenti politici o storici che hanno portato a realizzare simili raffigurazioni? La National Gallery of Ireland, a Dublino, conserva una dipinta da Andrea Mantegna nel 1495 circa. Negli ultimi anni della sua vita il pittore rientra a Mantova, dove stringe forti legami con la marchesa Isabella d’Este e dove già nel 1465-1474 aveva affrescato la Camera degli sposi, in cui sono presenti genietti e cinque serve, una delle quali è una donna nera in costume orientale. Isabella era già avvezza all’uso di schiavi dalla corte ferrarese . Nel maggio 1491, poco dopo il suo arrivo a Mantova, la duchessa chiese a Giorgio Brognolo, diplomatico presso i Gonzaga, di acquistare per lei a Venezia una moretta «che non habia più di quatro anni, né manco de uno e mezo» e che più «negra che possibile fosse» . Il fido Brognolo trovò una bambina con le caratteristiche richieste, ma asserì che non era in vendita, perché figlia di un barcaiolo. Eleonora d’Aragona, madre di Isabella, in circostanze simili aveva organizzato un trasferimento di tutta la famiglia – padre, madre incinta, figlio e figlia – a Ferrara come servi o schiavi. Isabella però non acquistava questi bambini affinché sbrigassero faccende domestiche, ma per farne una curiosità e un ornamento della corte e perché una moretta poteva divenire «la migliore buffona del mundo» . N (1) (2) Giuditta con la testa di Oloferne (3) (4) (5) L'ancella, una donna nera, è incaricata di nascondere la testa mozzata del generale assirobabilonese (6) Giuditta con la testa di Oloferne (7) Andrea Mantegna, Giuditta e Oloferne (1495 circa), Dublino, National Gallery of Ireland. Note Si veda: Libro di Giuditta, 1-15. Per la raccolta e l’elenco delle opere, si veda H. Boncoeur, La représentation du personnage de Judith dans la peinture italienne du XVIe siècle, Parigi 2005. Nell’Archivio di Modena, nel Registro di spesa della Camera ducale, all’anno 1479 è indicato il vestiario dato agli schiavi e alle schiave dalla duchessa di Ferrara. Sono presenti anche documenti anteriori circa la compravendita di schiave. A. Luzio e R. Renier, Buffoni, nani e schiavi dei Gonzaga ai tempi d’Isabella d’Este, dalla “Nuova antologia”, vol. XXXIV-XXXV, serie III (fascicoli del 16 agosto e 1° settembre 1891), p. 65. In uno scambio epistolare del 10 giugno 1491 Teodora Angelini, una delle damigelle della marchesa Gonzaga, scrive a Isabella che Anna Sforza è solita dormire con la sua schiava nera. Isabella risponde che «cum summo piacere lecto […] che la Illma Anna piglia tanta recreatione de la sua moretta. Nui anchora non poteressimo esser più satisfacte de la nostra, se la fusse più negra, perché essendo stata nel principio un poco desdegnosetta è poi venuta tanto piacevole de parole et atti, che existimamo se farrà la megliore buffona del mundo et speramo haverne piacere… “firmato En Palatio nostro Portus, XIIII junij 1491”». Documento pubblicato da A. Bertolotti nel giornale mantovano “Il Mendico”, 1891, n. 4. G. Antonelli, Lucrezia Borgia, Venezia 1871, p. 90. (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Girolamo Mocetto, Giuditta con la testa di Oloferne (1500-1530), New York, Metropolitan Museum of Art. Andrea Mantegna, Camera degli sposi (1465-1474), oculo della volta, Mantova, Palazzo ducale, castello di San Giorgio. Paolo Veronese, Giuditta con la testa di Oloferne (1570-1575 circa), Vienna, Kunsthistorisches Museum. Le cortigiane veneziane avevano una predilezione per le cose bizzarre e tenevano spesso schiave al loro servizio Risale al 1570 circa la realizzazione di da parte di Tiziano Vecellio, ora al Detroit Institute of Arts. Burton B. Fredericksen trovò menzione del quadro in una descrizione della collezione Gerini nel 1677, secondo cui, però, l’ancella di Giuditta sarebbe stata una vecchia, mentre in quest’opera è invece presente un paggio o una serva nera. Un’ancella mora compare anche nella con la testa di (1570 circa) nella collezione dell’arciduca Leopold Wilhelm nel 1660. In entrambe le opere di Tiziano, in basso a destra, quasi ai margini della composizione, è dunque ritratto un servo nero. La scelta di Tiziano di introdurre un soggetto dai tratti subsahariani vicino a Giuditta fu ripresa anche da Paolo Veronese in (1570-1575 circa), ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Qui Giuditta guarda fuori dalla tela, mentre la sua ancella nera dà le spalle all’osservatore. La relazione “vis-à-vis” delle due donne suggerisce l’inferiorità della seconda, ed è emblematica delle implicazioni esistenti tra cultura del gusto e schiavismo, tra soggetti colti del Cinquecento - le cui vite giungono a noi attraverso i dipinti, i monumenti e le istituzioni della civilizzazione europea - e subordinati, la cui nerezza pare un elemento essenziale per mettere ancor più in luce il potere bianco di chi stanno servendo . Giuditta con la testa di Oloferne Salomè Giovanni Battista Giuditta con la testa di Oloferne (8) Note S. Gikandi, Slavery and the Culture of Taste, Princeton e Oxford 2011. (8) Tiziano, Giuditta con la testa di Oloferne (1570 circa), Detroit, Detroit Institute of Arts. Agostino Carracci, Ritratto di Olimpia Luna come Giuditta e Melchiorre Zoppio come Oloferne (1590-1595). Paolo Veronese e collaboratori, Giuditta e Oloferne (1580 circa), particolare, Caen, Musée des Beaux-Arts de Caen.

Esplora mostre di Penone a Firenze, Fini a Trieste, misteri dell'arte e studi sul minotauro in un viaggio senza confini nell'arte contemporanea.

Mostre Arte Contemporanea: Penone a Firenze, Fini a Trieste

LUGLIO-AGOSTO 2021

ART E DOSSIER N. 389

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