La storia dell’arte è fatta di connessioni, tanto che Duchamp, Marinetti, Picasso, Caravaggio, Giotto possono essere
considerati, a tutti gli effetti, casellanti con funzione di manovratore. Così, se doveste tracciare una linea che unisce idealmente Katsushika Hokusai,
«il vecchio pazzo per la pittura», ad Haruki Murakami, il più acclamato artista giapponese contemporaneo, troverete che il nodo di scambio ha sede nella
fantasmagorica Pop Art di Tadanori Yokoo, un mito vivente in Giappone, poco conosciuto da noi.
Se Hokusai aveva infatti inventato l’arte riproducibile, centosettanta anni prima di Andy Warhol e, con la serie Manga, rotto il diaframma che
divideva arte alta e arte popolare, Yokoo, partendo anche lui dalla grafica, ha fondato le basi di una nuova visione dell’arte nipponica nella sua
contaminazione con il consumismo. Un approccio psichedelico dal quale Murakami ha poi derivato il suo stile “Superflat”.
La cosa che non ci si aspetta è il fatto che tutta la produzione di Yokoo affondi nella sua memoria di ragazzo, nel “kitsch” delle creazioni
grafiche post-belliche, e, come vedrete, nella tradizione del “kimono”.
Outsiders
LA POP ART
NASCE DA UN KIMONO
Alfredo Accatino