Ricorrono nel 2021 due anniversari importanti: duecento anni dalla morte di Napoleone, settecento da quella di Dante.
Dante e Napoleone, quindi: due figure che la sensibilità contemporanea percepisce come sideralmente distanti, e che invece abitarono per un certo tempo
uno stesso pantheon, quello dei miti fondativi della moderna cultura europea. La mostra presentata dall’Ateneo di Brescia e da Fondazione Brescia Musei
e allestita nelle sale di palazzo Tosio ci riporta appunto nella temperie culturale della Lombardia della prima metà dell’Ottocento, animata da fermenti
risorgimentali e aspirazioni unitarie che, nelle pieghe della censura austriaca, si sostanziavano spesso di velati richiami a glorie lontane.
Sul fronte delle collezioni d’arte, quella del nobile bresciano Paolo Tosio (1775-1842) è un efficace esempio di come la memoria dell’uno e
dell’altro potesse essere ricondotta entro un discorso organico. Il culto per queste due personalità sottintendeva infatti un comune richiamo all’unità
d’Italia: linguistica sotto l’egida di Dante e politico-militare sotto quella di Napoleone. Ulteriore denominatore comune molto evidente agli uomini del
primo Ottocento era poi l’esilio, tragico destino condiviso da Alighieri e da Bonaparte così come da molti giovani che nella Lombardia austriaca e non
solo scontavano con questa pena le accuse di cospirazione. Non si deve trascurare, infine, l’assonanza con una sensibilità moderna e romantica che
veniva stimolata tanto dall’infinita e sanguigna varietà dei personaggi della Commedia quanto dalle vicende umane di un giovane generale corso che era
riuscito con una folgorante carriera a diventare imperatore per poi finire la sua vita nella più cupa solitudine.
Ed ecco dunque che intorno al nucleo dantesco e napoleonico della collezione Tosio – oggi divisa tra il palazzo sede della mostra, rinnovato e
riallestito nel 2018, e la vicina Pinacoteca Tosio Martinengo – si affiancano altre testimonianze legate all’ambiente artistico e culturale che proprio
nel salotto animato dal conte e dalla moglie Paolina Bergonzi aveva uno dei principali luoghi di ritrovo: qui il padrone di casa recitava Dante a
memoria per i suoi ospiti e accoglieva letterati, artisti e amatori d’arte interessati a scoprire i tesori della sua collezione, che si componeva tanto
di opere d’arte antica quanto di importanti committenze a pittori e scultori del suo tempo. E se il culto di Napoleone passava per Paolo Tosio
attraverso l’omaggio a quelli che erano stati i suoi artisti – Antonio Canova in primis, e poi Andrea Appiani e Berthel Thorvaldsen –, l’omaggio a Dante
si sostanziò invece nella commissione a Giuseppe Diotti di un’opera coraggiosa e allora molto discussa, Ugolino nella torre della fame. Un
dipinto dalla lunga gestazione e dal soggetto (per la sensibilità del tempo) scabroso, che mette in scena con esiti di assoluta sospensione drammatica i
celebri versi del poeta: «più che ‘l dolor, poté il digiuno».
La mostra si snoda nelle elegantissime sale dell’appartamento progettato dall’architetto neoclassico Rodolfo Vantini come un vero e proprio museo
– con palesi richiami alle architetture della Brera napoleonica e con una costante ricerca di varietà nelle forme e nelle finiture delle sale, pur entro
una costante armonia d’insieme – e ospita anche numerose opere provenienti da altre collezioni bresciane.
A cominciare da quella della famiglia Fenaroli, legata a Napoleone sin dai tempi della campagna d’Italia e nelle cui raccolte anticamente si
trovava uno splendido ritratto di Napoleone come re d’Italia eseguito da Andrea Appiani, recentemente restaurato. Per continuare con quella del pittore
Luigi Basiletti, amico e consigliere artistico di Tosio, al quale si deve una romantica interpretazione dell’esilio di Napoleone a Sant’Elena nonché il
merito di aver fatto da tramite per Tosio con gli ambienti artistici più all’avanguardia, che assiduamente frequentava durante i lunghi soggiorni a
Roma. E proprio a Roma dovette ricevere in dono un curioso albo dedicato alla cantica del Paradiso, opera dell’incisore Gian Giacomo
Macchiavelli, nel quale si mischiano in modo fantasioso suggestioni neoclassiche e influssi dell’arte medievale che proprio in quegli anni si andava
riscoprendo.
Grandi mostre. 3
Dante e Napoleone a Brescia
Due miti
a confronto
Nelle sale di palazzo Tosio un progetto espositivo, qui illustrato dalla co-curatrice, indaga il culto sviluppato attorno a due personaggi simbolo della cultura e della storia occidentale. A settecento anni dalla morte dell'uno e a duecento da quella dell'altro.
Roberta d'Adda