Il 2022 segnerà il decennale d’un legame che ha contribuito a conferire ulteriore lustro internazionale alla Svizzera
come meta dell’arte: quello tra i collezionisti Giancarlo e Danna Olgiati e la città di Lugano. Era infatti il 2021 quando la loro collezione veniva
concessa in usufrutto alla città, e il suo nome si è associato a quello del MASI, il Museo d’arte della Svizzera italiana, per formare un circuito
d’arte contemporanea d’eccezionale valore, che s’è poi ulteriormente allargato nel 2018 quando i due collezionisti hanno donato proprio al MASI ben
settantasei opere da loro raccolte durante gli anni.
La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati è dunque oggi aperta al pubblico nella sede di Riva Caccia, vicino al MASI: tre giorni d’apertura alla
settimana, dal venerdì alla domenica, ma sempre con ingresso gratuito, perché l’idea di render pubblica la collezione nasce col preciso intento di
renderla accessibile a quante più persone possibili. E il pubblico, in questo decennio, ha avuto modo d’apprezzare una delle più significative raccolte
d’arte italiana e internazionale del primo Novecento, radunata con cura e passione fin dagli anni Cinquanta, quando Giancarlo Olgiati, trasferitosi a
Düsseldorf per lavoro, si avvicina all’espressionismo tedesco, conosce i principali esponenti del Nouveau Réalisme (su tutti Yves Klein e Arman, con
quest’ultimo rimarrà amico per sempre) e inizia ad acquistare opere per la sua raccolta. Proprio Arman, peraltro, lo introduce al futurismo, che oggi
costituisce uno dei nuclei più rilevanti della raccolta: l’interesse per Balla porta Giancarlo, negli anni Ottanta, a conoscere Danna, che a Venezia è
titolare della Galleria Fonte d’Abisso, nota proprio per la sua proposta sulle avanguardie storiche e per le sue ricerche su Balla e compagni. Un’unione
nel segno del futurismo: Giancarlo e Danna si sposano e, lavorando insieme, ampliano la raccolta verso il primo Novecento, affiancandole anche una
biblioteca futurista.
La raccolta si è poi ampliata con lo scorrere degli anni e oggi vanta diversi focus collezionistici di grande importanza: accanto a quello sul
futurismo (da Marinetti a Depero, da Balla a Severini), quello sull’Arte povera, il nucleo delle avanguardie europee degli anni Dieci e Venti (ci sono
Malevič, Picasso, Picabia, Arp, Ernst, Léger e moltissimi altri), fino alle ricerche dagli anni Ottanta in poi, con tutti i principali nomi dell’arte
attuale. Più di duecento opere che consentono al pubblico di compiere un lungo viaggio che parte dai primi del Novecento e giunge fino a oggi.
E benché la collezione negli ultimi tempi si sia orientata verso gli artisti odierni, non cessano le ricerche legate al Novecento: tutt’altro. È
anche per questa ragione che l’11 settembre si è aperta un’importante rassegna su Pietro Consagra, grande scultore del secolo scorso, che si concentra
su un periodo ben preciso dell’artista siciliano (la produzione tra gli anni Cinquanta e i primi Settanta) per testimoniare come la sua originale
ricerca di quel tempo abbia adoperato la materia («tutte le materie sono state buone per lui», dice il curatore Alberto Salvadori) per mettere al centro
il rapporto tra arte ed essere umano in vista della costruzione d’una società migliore. Una mostra che dunque ben si sposa con le ricerche e gli
interessi di una collezione che ha sempre voluto approfondire e far conoscere.
Finestre sull'arte
Novecento,
che passione
di Federico D. Giannini