Una donna sta spennando un’oca adagiata davanti a lei insieme a piccioni e anatre, mentre due maestosi tacchini sono
appesi per le zampe. L’ambiente è scuro, ma ravvivato dalla fiamma sotto il pentolone contenente l’acqua bollente necessaria allo spiumaggio. Un’anfora,
“stagnara” in Liguria, in argento, il cui manico è costituito da un’elaborata figura femminile, rappresenta un elemento aulico a indicare la cucina di
una dimora aristocratica. I toni sono tutti giocati sul bianco e sul bruno e, a parte il fuoco, la collana di corallo al collo della giovane rappresenta
l’unico elemento vivacemente colorato. Nonostante il titolo con cui il dipinto è noto dal 1908, La cuoca, la donna non riveste in cucina quel
ruolo generalmente riservato agli uomini, e l’opera dovrebbe chiamarsi La fantesca, mansione che a lei si addice. Lo spiumaggio è, infatti,
compito delicato, che non poteva essere svolto dagli sguatteri (la categoria più bassa dei lavoranti in cucina), ma era riservato alle fantesche – al
pari dei garzoni sottoposti ai sottocuochi e al cuoco – poiché bisognava fare attenzione a non produrre lacerazioni sulla pelle del volatile, che
avrebbero reso la cottura non uniforme. E non deve stupire il vezzo di corallo, dato che simili gioielli non erano riservati alle classi più abbienti.
Bernardo Strozzi (detto il Cappuccino, Campo Ligure o Genova 1582 - Venezia 1644) in questa scena di genere del 1625 circa, con la sua tipica
pennellata materica, si ricollega alle raffigurazioni cinquecentesche di cucine dei fiamminghi quali Pieter Aertsen e Joachim Beuckelaer, ampiamente
presenti nelle collezioni genovesi.
Gusto dell'arte
Nel Giorno
del Ringraziamento
Ludovica Sebregondi