La strada dei Samouni (2018), visibile sulla piattaforma RaiPlay, è un film così composito da essere adatto
a questa rubrica pur non essendo un corto.
Si compone infatti di tre parti, una documentaristica (sulla condizione dei sopravvissuti palestinesi al raid israeliano denominato “Piombo fuso”
del 2009), una di computer graphic affidata a Stefano De Rosa che appunto ricostruisce quel massacro di inermi civili simulando il punto di vista di un
drone israeliano, e infine una di animazione a cura di Simone Massi (premio Flaiano 2019 film di animazione) che invece fa da tessuto connettivo tra le
due precedenti e tra presente e passato. Ora, il film di Stefano Savona (David di Donatello al migliore documentario 2017 per Tahrir) non è
certo il primo ad alternare animazione e documentario ma qui le due parti si fondono in modo mirabile. Pare quasi che all’animazione tocchi il compito
di narrare, di riempire i vuoti, di portare allo sguardo una memoria collettiva e condivisa, perfino di far cogliere meglio il nesso tra distruzione
umana e della natura, come nel caso del secolare sicomoro annientato, segno di convivenza e socialità per più generazioni. E Simone Massi lo fa da
artista qual è, qui con un tratto più ruvido e netto, controllando le incursioni poetiche ma dipingendo ugualmente un quadro emotivamente denso.
Il film inizia con la bambina Amal che da quell’attacco vive senza padre e fratello e con schegge di granata nella testa, che rivela la sua
difficoltà a narrarsi, a raccontare la sua storia. Il film parte, e ritorna anche, nel finale, su ciò, sul nodo del potere, sapere, volere (e nel caso
del regista “dovere”) raccontare. E il film è un ritorno dell’autore sul luogo della strage (aveva realizzato il documentario Piombo fuso a
caldo nel 2009), con la promessa contratta allora verso una comunità – i Samouni appunto, una grande famiglia di un villaggio della striscia di Gaza –
di riprendere il discorso. Sospeso tra saggio etnologico, appello alla comunità internazionale e meditazione su come raccontare l’orrore, il film si
segnala anche per il coraggio del giovane capofamiglia di sottrarre la memoria dei propri cari alle speculazioni politiche dei vari gruppi palestinesi
che li vorrebbero martiri della causa. L’occhio, il cuore e la mente dello spettatore sono ugualmente nutriti dal trio Massi, Savona, De Rosa.
Cortoon
IL SEME DEL
SICOMORO
di Luca Antoccia