Francesca Cappelletti è professore ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università di Ferrara. Laureata nel 1987 presso l’Università di Roma La
Sapienza, ha studiato al Warburg Institute di Londra e al Collège de France a Parigi. Si dedica da anni a indagare i temi del collezionismo dal
Rinascimento all’Ottocento e ha riordinato la collezione della Galleria Doria Pamphilj a Roma. Collabora con il Getty Research Institute di Los
Angeles. Nel 2014 è stata vicepresidente del Consiglio superiore dei Beni culturali e l’anno successivo ha fatto parte del gruppo che il presidente
Mattarella aveva incaricato di trovare le modalità per aprire al pubblico il palazzo del Quirinale. Dallo scorso anno è anche direttrice della
Galleria Borghese di Roma. Abbiamo deciso di incontrarla.
Lei prende la direzione della Borghese dopo Anna Coliva che, per quattordici anni, ha ricoperto lo stesso ruolo. Entrambe siete state allieve di
Maurizio Calvesi e, quindi, con un orientamento culturale comune. Quali saranno i punti di discontinuità e quelli di continuità nella gestione del
museo?
Maurizio Calvesi è mancato da poco, e un po’ in tutti i suoi allievi c’è stato un ripensamento affettuoso. Gli anni dell’univer- IL MUSEO COME
LUOGO DI CONSERVAZIONE E CONVERSAZIONE sità e anche i successivi hanno costruito un’eredità condivisa, sicuramente anche da Anna Coliva, che è quella di
mantenere una visione ampia, aperta a capire tutte le connessioni culturali. Sia Calvesi che Coliva avevano anche un interesse molto forte per l’arte
contemporanea. Io mi sono sempre concentrata su problemi strettamente seicenteschi, barocchi; spero però – anche lì – facendo uso di un’apertura mentale
verso tutte le altre componenti, dalla storia della Chiesa a quella delle comunità intellettuali, alle accademie; è il rapporto fra le “arti sorelle”,
un’impostazione che sta in tutti gli studi di Calvesi.
Interviste
Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese
IL MUSEO COME LUOGO
DI CONSERVAZIONE E CONVERSAZIONE
Marco Bussagli