Grandi mostre. 2
Jenny Saville a Firenze

LA PITTURA
DELLA CARNE

Corpi dalle forme generose, imperfetti, nudi, lesi, in stato di riposo o forse morti, sono i protagonisti delle opere dell'artista inglese, attratta da sempre da Michelangelo e capace, soprattutto attraverso il colore, di offrire immagini drammaticamente vive.

Lauretta Colonnelli

La potenza della carne. Lo stupore dei corpi tormentati dalle ferite o dalle imperfezioni. Il trionfo della figura che irrompe dalla stratificazione astratta dei colori, dalla stesura pittorica a volte compatta e oleosa, a volte fatta di macchie, gocciolamenti e colature. Appare come un racconto epico quello che Jenny Saville dispiega nelle sue tele monumentali.

Emersa dal YBAs (Young British Artists), il movimento di pittori e scultori che si era formato in Inghilterra a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo scorso, Saville è oggi famosa in tutto il mondo per i suoi giganteschi corpi di donna. Per aver sfidato l’immagine stereotipata del corpo perfetto. Per aver accolto il tema femminista e transessuale, infrangendo i ruoli di musa, modella, amante storicamente assegnati alle donne nel mondo dell’arte. Per aver costruito un serrato dialogo tra figurativo e astratto, tra la grande tradizione della pittura e della scultura europea e il modernismo di Willem de Kooning e Cy Twombly e la ritrattistica di Pablo Picasso e Francis Bacon.