LA PRODUZIONE SACRA:
ARTE E DEVOZIONE RELIGIOSA‌

e opere sacre pubbliche e private, che pure hanno goduto di una considerazione postuma minore rispetto ai ritratti, impegnarono Moroni per tutta la carriera.

Una delle prime prove per la natìa Albino fu la commessa, da parte della Confraternita dei disciplini, di una tela raffigurante la Trinità; il pittore si rifà in questa scena a un precedente del soggiorno bergamasco di Lorenzo Lotto, dipingendo Cristo al centro attorniato da un sipario nuvoloso, da cui emerge in controluce un Dio Padre di cui l’uomo non può conoscere le sembianze, per questo velato in maniera fantasmatica. La tavolozza di Moroni è già carica, squillante, e i dettagli dell’Onnipotente, nella fattispecie le maniche arrotolate (quasi fosse un maniscalco lombardo), avvicinano nel trasporto sacro e nella preghiera il fedele del Cinquecento.


Alla metà degli anni Cinquanta Moroni sviluppa il tema pittorico delle cosiddette “orazioni mentali”, in cui il committente appare di mezzobusto in primo piano, sui margini delle scene, nell’atto di pregare così intensamente da riuscire a visualizzare la scena sacra cui si era dedicato. Il riferimento culturale per capire il clima in cui si sviluppano questi dipinti sono gli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, pubblicati in latino nel 1548 e divenuti subito, anche grazie alle esortazioni pubbliche di papa Paolo III Farnese, una lettura d’obbligo per ogni cattolico alfabetizzato. È attraverso immagini come il Gentiluomo in contemplazione del Battesimo di Cristo o la Coppia in adorazione davanti alla Madonna col Bambino e san Michele arcangelo che si riesce a comprendere l’importanza della religione per un uomo o una donna viventi in epoca di Controriforma cattolica. I donatori sono riprodotti oranti o voltati verso lo spettatore, quasi per coinvolgerlo nella scena, mentre lo schema generale anticipa quello delle pale controriformate della maturità.