I SOGGETTI FAVORITI

Non si può affrontare un discorso su un artista che è vissuto prevalentemente a Ostenda, senza esaminare il suo elemento imprescindibile, il mare.

Il mare e i paesaggi

Ensor amò in modo viscerale il mare del Nord, che gli ispirò numerose tele e disegni fin da adolescente: i suoi primi lavori datano infatti al 1873. Livido, piatto, grigio, distesa d’acqua che può apparire monotona a chi vive nel Mediterraneo, il mare di Ensor è laboratorio per lo studio della luce e di flussi di energia, ma secondo una lettura psicoanalitica il mare, anzi l’oceano, sarebbero anche il luogo in cui l’artista sperimenta un’unione simbolica con la madre(18).


Ensor dipinse spesso il mare in tempesta, dalle luci drammatizzate, degne dell’ultimo Turner e della musica di Wagner, entrambi molto amati dall’artista. A questo riguardo, in una lettera al poeta e scrittore Pol de Mont (1857-1931) scrisse: «Mi chiedete, signore, se ho una devozione particolare per tale o tal altro maestro […]. Rembrandt mi è piaciuto tantissimo inizialmente […] ma le mie simpatie sono andate, molto più tardi, a Goya e Turner. Fui affascinato dal trovare due maestri amanti della luce e della violenza» (19). E ancora in un discorso pronunciato per “La Flandre Littéraire”: «Quanto siete grandi, lodevoli inglesi. Tre vostri giganti dominano il mondo. Turner, precursore luminoso della moderna pittura francese».


Le sue marine giovanili sono dei timidi esercizi, dai quali sprigiona una forte individualità. È il caso di Cabina (1876), un piccolissimo olio su cartone, dipinto da un Ensor sedicenne, che nella sua essenzialità, quasi banalità, dimostra una volontà di lavorare su più piani, lo studio delle nuvole e del mare, certamente, ma già filtrati attraverso la propria personalità; l’artista ha lavorato infatti su una sorta di tensione psicologica: non sappiamo se nella cabina ci sia qualcuno o se sia stata abbandonata.


Il risultato è che chi guarda non legge il dipinto come una rappresentazione mimetica, ma come una trasposizione personale, che quasi intuisce e prefigura la pittura metafisica.