Dentro l'opera

L’ARTE come
PROGETTO di VITA

di Cristina Baldacci

Un primo piano su opere meno note dal secondo Novecento a oggi, per scoprirne il significato e l’unicità nel continuum della storia dell’arte: Bianco-Valente, Illimite

Giovanna Bianco (Latronico, Potenza, 1962) e Pino Valente (Napoli, 1967), in arte Bianco-Valente, fanno coppia dal 1993, anno in cui si conobbero all’Università di Napoli (dove tuttora vivono), lei studentessa di cinema, lui geologo. Da allora si sono interessati soprattutto alle questioni antropologiche affiancando la pratica da autodidatti alla ricerca scientifica. Il loro lavoro prende forma attraverso diversi media e mette al centro del discorso la relazione tra corpo e mente, tra ciò che avviene dentro e ciò che avviene fuori, generando intrecci e relazioni nel tempo e nello spazio. Per Bianco-Valente il processo è più importante dell’opera-oggetto in sé. La loro è a tutti gli effetti un’arte relazionale rivolta a intessere reti che si estendono come sistemi neuronali e sociali. Fin dagli anni Novanta hanno infatti sondato da un lato le possibili interconnessioni offerte dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale, dall’altro le diverse interazioni all’interno di specifiche comunità di persone. Da questo punto di vista per i due artisti diventa fondamentale il rapporto con il territorio e il suo tessuto culturale, così come lo scambio tra popoli spesso anche lontani tra loro, con un’attenzione particolare alla situazione mediorientale, e il coinvolgimento diretto del pubblico, di cui osservano attentamente i meccanismi percettivo-comportamentali.

L’azione del tessere insieme, del suturare per riconnettere tra loro singole persone, determinate comunità o interi paesi è rappresentata soprattutto nel video Illimite del 2014 (visibile un estratto al link: https://www.youtube.com/watch?v=q9UNarsDFlE). Le protagoniste sono due mani che, accompagnate dalla musica di Andrea Gabriele, ricuciono i confini di una carta geografica con un filo rosso per cercare di annullare, almeno simbolicamente, quella distanza che divide molte regioni del mondo per motivi politici, religiosi, economici o perché in guerra(*). Bianco-Valente si soffermano sul confine tra Messico e Stati Uniti, così come sui numerosi confini “caldi” degli stati africani e mediorientali. È una distanza che genera profonde ferite sociali, culturali, ambientali condizionando la vita delle comunità che vivono sul limite di quei territori, ma anche al limite. Il titolo del lavoro è un gioco di parole che indica una separazione e forse anche una speranza, data dalle infinite possibilità della vita. Una prima versione di Illimite è stata presentata a Napoli nel 2013 come parte della mostra Relational, organizzata all’interno della stazione Mergellina. Le immagini del video scorrevano sugli schermi pubblicitari della stazione interrompendone in modo intrusivo la comunicazione e dando adito a una forma di riappropriazione dello spazio pubblico. Quanto sia importante per Bianco-Valente agire nel contesto pubblico come attori politico-culturali è dimostrato in particolare dal progetto A cielo aperto, iniziato nel 2008 a Latronico e tuttora in corso. I due artisti organizzano ogni anno una serie di attività sul campo a stretto contatto con la popolazione locale, che la scorsa estate è stata invitata a partecipare a quella ideale Comunità resiliente indetta dal padiglione Italia alla 17. Biennale di architettura di Venezia.