Blow up BIENNALE FOTOGRAFIA FEMMINILE Giovanna Ferri nata due anni fa, in concomitanza con l’inizio della pandemia È che ancora, purtroppo, continua a contaminare e a condizionare le nostre vite. Messa a dura prova, allora, la Biennale della fotografia femminile di Mantova (dal 3 al 27 marzo, sedi varie, www.bffmantova.com ) ci riprova, presentando per la seconda edizione dodici fotografe contemporanee internazionali. L’intento, come dichiara nel catalogo dell’evento la direttrice artistica, Alessia Locatelli, è quello di dare spazio al punto di vista delle donne, non di rado ritenuto in posizione subalterna rispetto allo «sguardo maschile, occidentale, eteronormato », e a quello del mondo LGBTQ+, per provocare domande, stimolare il pensiero su temi come la parità e la libertà - indipendentemente dalla identità di genere - e aprire le porte a una società inclusiva e non esclusiva. Con queste premesse, imprescindibili e non negoziabili, il festival ruota intorno al significato della parola “Legacy” (eredità, lascito). Un concetto articolato che chiama in causa passato, presente e futuro. Qual è il nostro rapporto con il patrimonio, la tradizione, la memoria? E come valutiamo le conseguenze dei nostri comportamenti rispetto alle generazioni a venire? Quesiti ampi e complessi, che trovano, nelle protagoniste coinvolte per questa occasione, spunti narrativi supportati da un occhio intenso e penetrante. Delphine Diallo, artista visiva franco-senegalese, avvalendosi del bagaglio iconografico e teorico di antropologia e mitologia ci sorprende con una carrellata di ritratti della serie Highness (2012 - in corso) realizzati, ciascuno, nell’arco di due-sei mesi. Volti che sembrano “dipinti” nella loro più pura e autentica essenza, in una combinazione di immagini che vede nascere nuovi archetipi femminili. Un lavoro che la fotografa condivide con i soggetti in un contesto di ascolto, comprensione e fiducia reciproca. Mettendo da parte un approccio giudicante a favore di un rinnovato stato di consapevolezza. Ilvy Njiokiktjien, Born Free (2007-2019). Solmaz Daryani, fotografa documentarista iraniana, concentra la sua attenzione sulla relazione uomo-ambiente. Un progetto autobiografico, (2014 - in corso), The Eyes of the Earth che immortala un luogo a lei caro, il lago Urmia (a ovest dell’Iran), un tempo il secondo bacino salato più grande del mondo. E ora? Che fine ha fatto quel tesoro naturale simbolo di cultura e identità? Sta diventando un deserto di terra e di sale. L’acqua sta scomparendo a causa del malgoverno delle risorse e dell’espansione (o meglio dello sfruttamento) dell’agricoltura, avviata a inizio anni Settanta del secolo scorso. Una situazione irreversibile che ha prodotto una mancanza, un’assenza, sempre più tangibile in quel paesaggio, e un vuoto nel cassetto dei ricordi di Daryani, nella sua storia, nella sua famiglia. Un capitale perduto che non torna più. Con Ilvy Njiokiktjien, fotografa indipendente e giornalista multimediale che vive nei Paesi Bassi, il focus è sui “Born Free”, i bambini, oggi giovani adulti, nati in Sudafrica dopo la fine dell’“apartheid” (1994), che ha portato all’elezione di Nelson Mandela come primo presidente nero della nazione. Il reportage (2007-2019), divenuto poi anche un libro e un lungometraggio, documenta molte esperienze di vita vissuta di ragazzi appartenenti a etnie e provenienze diverse (dai quartieri bene agli slum, dagli omosessuali agli eterosessuali, da chi si prostituisce per vivere a chi si è inventato un lavoro). Una generazione che negli ultimi quindici anni è apparsa perlopiù disillusa, privata di speranze e opportunità. Una situazione precaria, per non dire drammatica, che colpisce soprattutto, ancora una volta, la popolazione nera. Una generazione quindi non del tutto affrancata dalle disuguaglianze, non caratterizzata da una convivenza multiculturale pacifica (se non in rari casi), attaccata tuttora dal razzismo (spesso inconsapevole ma concreto e forte quanto quello esibito) e che sta ancora lottando per la libertà. Tre esempi delle interessanti proposte sulle quali la biennale ci invita a riflettere. Solmaz Daryani, The Eyes of the Earth (2014 - in corso). Delphine Diallo, Highness (2012 - in corso).