Finestre sull'arte

Poli opposti
si attraggono

di Federico D. Giannini

SEDUZIONE, LA MOSTRA AGLI UFFIZI DI KOEN VANMECHELEN: UN PERCORSO DI ATTRAZIONE E CONTAMINAZIONE TRA ANTICO E CONTEMPORANEO

Esporre le proprie opere accanto ai più grandi capolavori dell’arte antica è come giocare col fuoco. È lo stesso Koen Vanmechelen ad aver adoperato questa metafora, durante la conferenza stampa della sua personale Seduzione in corso agli Uffizi. Avvicinarsi ai maestri antichi comporta lentezza, modestia, consapevolezza, oltre all’elaborazione di un percorso che possa render vivo e utile il dialogo con l’antico. Con questo spirito l’artista ha pensato l’itinerario che, nelle sale del museo, unisce trenta sue opere parlando al pubblico di “seduzione”, da intendersi da un lato come l’incanto provocato dalle opere antiche e dai loro significati, e dall’altro come attrazione e dunque come forza motrice dei processi di generazione degli esseri viventi.


La ricerca di Vanmechelen si concentra da sempre sul rapporto tra natura e cultura per indagarne alcuni degli aspetti più urgenti per l’umanità tutta: biodiversità, migrazioni, globalizzazione, ingegneria genetica. Simbolo delle relazioni e della diversità culturale è un pollo, il “Cosmopolitan Chicken”, al centro di un progetto pluriennale dell’artista fiammingo, che dal 1999 porta avanti le sue ibridazioni tra polli d’ogni parte del mondo.


Uno di questi, Vesta, chiude la mostra con un suo ritratto su fondo nero, messo di fronte a Rembrandt: la vena d’ironia che ha sempre pervaso l’arte fiamminga e olandese è una costante in Vanmechelen, ma la scelta di porre, in una sala dedicata a uno strumento celebrativo come il ritratto, una gallina che si chiama come la dea romana protettrice della casa, invita anche a osservare la vita da prospettive che lungo il corso della storia sono spesso rimaste in subordine, e a riconoscere la dimensione precaria della vita, con le sue contraddizioni.


Meccanismi simili s’innescano con la serie Temptation, ritratti di filosofi ed eroi dell’antichità che vedono spuntare sulle loro teste uova ed esseri viventi assortiti: la seduzione dell’inaspettato (com’è, del resto, anche l’incontro tra marmo e vetro, materiali prediletti di Vanmechelen), e delle contaminazioni che generano nuove possibilità. O con In Times of Trouble, allegoria dell’instabilità, della fragilità. Fragili sono anche le creature strette dai bambini di Cosmopolitan Fossil, reinterpretazioni di un gesso di Adriano Cecioni con un bambino che stringe un gallo, spostato agli Uffizi da palazzo Pitti: un equilibrio che può spezzarsi da un momento all’altro. Apice della mostra sono le due Meduse di Vanmechelen che affiancano la Medusa di Caravaggio: ancora in bilico, tra vita e morte, per un’ultima malia seducente e pericolosa, dalla quale ci si può però salvare.

E dare così inizio a una nuova vita. Com’è sempre stato nella storia dell’essere umano.