In alcune opere è evocata una narrazione ulteriore, non tradotta in immagini ma suggerita per assenza. Ciò che non è visibile in un dipinto implica qualcos’altro, che può essere immaginato dallo spettatore. Il «fuori campo» è una parte della realtà vista ma non rappresentata(1).
“Presentifica” qualcosa, materialmente assente. Cosa comporta non includere nella scena qualcosa che appartiene alla narrazione tratta da una storia più articolata? Questa dimensione altra è spazio virtuale, dove si attivano azioni che appartengono alla sfera della memoria e all’immaginazione. Ciò che un artista ha dipinto richiama direttamente il sistema percettivo dello spettatore. Quello che sta al di là della cornice - in cui la scena è rappresentata - è una invisibilità apparente, dove i confini dello spazio di azione sono da animare attraverso la fantasia individuale. Fuori dal perimetro della scena lo spettatore si trova immerso in un mondo che prosegue oltre i bordi del quadro e ha la sensazione di osservare la forza espansiva di un’altra possibilità del reale, forse una realtà più estesa. Più espansa perché entra potenzialmente nell’immaginabile (di chiunque). Cosa esiste al di fuori dell’inquadratura?
