Blow up

BARNOR

Giovanna Ferri

Era destino che la fotografia diventasse parte integrante del suo lungo percorso di vita. Diversi componenti della sua famiglia hanno avuto a che fare con questa arte, che James Barnor (Accra, 1929) porta avanti con gioia e con la ferma volontà di renderla, ogni giorno, un’esperienza umana, educativa, oltreché professionale. Una occasione di incontro, scoperta, condivisione, trasmissione di conoscenze e cooperazione. 


«Una civiltà fiorisce quando le persone piantano alberi sotto i quali non si siederanno mai». Affermazione a lui cara, letta per caso in un magazine, che racchiude in sé l’importanza di agire per uno sano sviluppo non solo delle generazioni presenti ma anche e soprattutto di quelle future, nella piena consapevolezza che gettare un seme non significa pensare o sperare di avere una ricompensa nell’immediato. 


Con questo approccio, il primo fotoreporter ghanese inizia la sua attività. Esordisce negli anni Quaranta, periodo cruciale per il suo paese. Nel 1947 Kwame Nkrumah, uno dei massimi esponenti dell’anticolonialismo del dopoguerra, terminati gli studi negli Stati Uniti, decide di rientrare in Ghana - allora Costa d’Oro per i ricchi giacimenti del prezioso metallo e dal 1821 sotto il dominio inglese -, dove fonda il Convention People’s Party (CPP), partito di orientamento socialista nel quale attira gli ex combattenti della seconda guerra mondiale e molti giovani, mirando a sensibilizzare e mobilitare i ceti bassi e medi nella lotta per l’indipendenza. Meta raggiunta dieci anni dopo, il 6 marzo 1957, e seguita nel 1960 dall’elezione di Nkrumah come primo presidente della Repubblica indipendente del Ghana (la prima dell’Africa occidentale).


Untitled (1975 circa), Accra, Studio X23.