Outsiders
LUNGA FAVOLOSA
notte
Alfredo Accattino
La casa rossa si staglia su un cielo azzurro, uno di quelli che i romani conoscono bene, quando prima del tramonto, d’estate, la città si scrolla il caldo di dosso e la brezza risale dal mare. Una casetta arroccata in cima a una collina che ho scoperto essere uno degli edifici di villa Strohl Fern, nel parco di villa Borghese, che un mecenate aveva offerto per dimore e studi d’artista. Vidi la piccola tela dal vivo, ora sepolta nei depositi della Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma, molti anni fa, e mi colpì profondamente.
Si sviluppa con un taglio inedito, fuori dai tradizionali sistemi compositivi, con il soggetto squintato - ed è questa la cosa che mi piace da impazzire - con una linea diagonale che taglia in due il formato quadrotto, facendolo diventare modernissimo. La prospettiva è totalmente rispettata, ma lo spazio diventa metafisico, e sia i fiori che la rete assumono le sembianze di una texture astratta, come faceva negli stessi anni Georgia O’ Keeffe. Tutto è immerso nel silenzio. Non ci sono persone. Non c’è il narcisismo della Torre rossa di de Chirico. Non c’è più neanche lo “stile italico” del Novecento classicista che imperava in quegli anni e di cui anche Melli, paradossalmente, era stato propugnatore. Anzi, vengono alla mente le tele di quei pittori americani che, non avendo altro, immortalavano silos e covoni. Ed emerge in maniera dirompente la vicinanza alla celebre House by the Railroad di Edward Hopper del MoMa di New York, a cui si ispirò Hithchock per la casa che sovrastava il motel di Psycho.
Una icona, dipinta nel 1925, a migliaia di chilometri di distanza, due anni dopo la Casa rossa di Melli. Ed è questa la magia dell’arte, una porta spazio-temporale che unisce visioni e idee. Per poi scoprire che questa piccola tela è solo una sosta che il maestro italiano ha compiuto in un percorso che ha attraversato realismo, futurismo, Scuola romana, “Valori plastici”, per giungere a una sfera intima che colpisce per originalità.
Questo era Roberto Melli, un teorico dell’arte, un pittore grande e dal cuore generoso, mal supportato dal mercato, anche se alcune sue opere, come le sculture futuriste, sono pietre miliari del Novecento.
