Dal 27 marzo è aperta al pubblico, nella doppia sede di palazzo Grassi e Punta della dogana, open-end, una grande personale di Marlene Dumas (1953), con oltre cento dipinti e disegni - alcuni famosissimi, altri inediti - della produzione che va dal 1984 fino a oggi, provenienti da raccolte pubbliche e private di tutto il mondo, fra cui quella del patron di palazzo Grassi François Pinault, appassionato collezionista della pittrice. Secondo Dumas, «è un’esposizione sulle storie d’amore e i loro diversi tipi di coppie, giovani e vecchie, sull’erotismo, il tradimento, l’alienazione, l’inizio e la fine, il lutto, le tensioni tra lo spirito e il corpo, le parole (titoli e testi) e le immagini»(1). E questo spiega molto della peculiarità del suo approccio alla pittura, dei temi che le interessano, e anche del titolo stesso della mostra, open-end, che unisce, come in una sola parola, la potenzialità di un’apparizione e la sua conclusione, la vita e la morte.
Cresciuta a Città del Capo, nel Sud Africa dell’apartheid, e poi trasferitasi in Olanda nel 1976, all’inizio della sua carriera Dumas lavorava più spesso con testi o collage, oggi principalmente con olio su tela o inchiostri su carta anche di grande formato. Le sue figure, perlopiù ritratti che sembrano immergersi o emergere da uno sfondo neutro, derivano solitamente da polaroid, ritagli di giornale, foto, scene di film archiviate e poi rielaborate e reinterpretate da Dumas. Sono ispirate dal cinema, dalla letteratura e dalla poesia, sono immagini che hanno già avuto una vita: la pittura è per l’artista un’operazione di ricordo e decontestualizzazione, non di rappresentazione mimetica. Le immagini, ripescate dalla memoria di massa oltre ogni linearità cronologica, «si rivestono di uno spessore di spettralità»(2), grazie anche all’utilizzo delle tracce vibranti e liquide della materia pittorica. Il loro accostamento in mostra - figure vive oppure morte, spesso nude e smaccatamente erotiche - diventa un gioco di apparizioni: Marlene Dumas è «un’artista attraversata dai nostri fantasmi»(3). I rimandi, le somiglianze o i contrasti a volte anche paradossali, come quello tra la fissità delle immagini e la forza dinamica del colore, entrano in relazione con lo sguardo e con il vissuto dell’osservatore.
L’accostamento delle opere in serie o in gruppi - come nelle sequenze disposte in una griglia dei Black Drawings, volti di persone di colore, oppure Models, Rejects, Great Men - fornisce coralità alla narrazione, in cui questioni personali (rappresentate attraverso le specificità individuali di ogni volto raffigurato, la fisicità, l’espressività, il colore della pelle) si uniscono alle istanze della sfera sociopolitica indagata dall’artista. Nello stesso tempo, con questo approccio fisico alla pittura, estremamente libero, grazie anche all’uso della materialità stessa del colore, Dumas supera la distanza tra sé e il soggetto rappresentato, lo “tocca”(4), mettendo a nudo la propria sfera intima ed emotiva: «E quando si tratta di colore, nessun altro ha il coraggio di scagliarlo sulla tela come fa lei, di non aver paura o preoccuparsi di dove andrà a finire. […] È la vastità del mondo del pittore, generata dal colore, dove ogni cosa è possibile, unita all’aver qualcosa da dire»(5).
Il percorso espositivo veneziano riprende in parte due importanti mostre recenti dell’artista. L’allestimento al primo piano di palazzo Grassi prende spunto dall’ultima personale a New York, alla galleria David Zwirner, presentata da aprile a giugno 2018, intitolata Myths & Mortals. I disegni sul mito di Venere e Adone, teneri ed erotici, creati per il libro dello scrittore neerlandese Hafid Bouazza, recentemente scomparso, che ha rivisitato un poema di William Shakespeare ispirato dalle Metamorfosi di Ovidio, sono allo stesso tempo amorosi e violenti, delicati e aggressivi.
Al secondo piano è riproposta la selezione della mostra organizzata da maggio a ottobre 2020 alla Zeno X Gallery di Anversa,
Double Takes (espressione che si potrebbe tradurre con “a scoppio ritardato”), nella quale molte opere erano ispirate alla raccolta di
poemetti Lo spleen di Parigi di Charles Baudelaire. Il percorso è stato poi integrato e completato con lavori che rispecchiano i grandi temi di
interesse di Dumas (l’erotismo, la morte, le istanze di genere e razziali), dove la tensione poetica innescata dal confronto fra opposti - corpi
nudi e vestiti, vecchiaia e gioventù, sesso, lutto, spirito e corpo, ebbrezza e disperazione - parla di emozioni intense e amore per la vita.


