Studi e riscoperte. 1
Le figure di spalle

VERITÀ
NASCOSTE

La figura umana - soprattutto femminile - ritratta di spalle attraversa tutta la storia dell’arte. La gamma dei suoi significati è vasta, e va dall’espressione di un gesto di ripulsa alla scelta di non rivelare un segreto, un mistero. Una sottrazione alla vista che a volte è più eloquente di un volto.

Lauretta Colonnelli

Siamo nell’Ade, nel VI libro dell’Eneide, laddove Virgilio, in una sequenza di altissima poesia, descrive l’incontro tra Enea e Didone, sdegnata e piena di odio per essere stata da lui abbandonata. L’eroe troiano cerca di consolarla ma Didone resta inflessibile, dura come una pietra e, con un gesto di estrema rabbia, gli volge le spalle: «Con tali parole Enea voleva lenire quell’animo ardente e dallo sguardo torvo e intanto versava lacrime. Lei, con le spalle a lui rivolta, gli occhi fissava giù a terra né si smuoveva nel volto al discorso intrapreso più che se fosse una statua di dura pietra o di roccia marpesia» (vv. 467-471). Il gesto le conferisce una statura eroica, degna di una regina, gesto così importante che anche nella raffigurazione di un’altra famosa donna abbandonata, Arianna, tradita da Teseo, un pittore come Tiziano, in Bacco e Arianna, modificherà la tradizione che la voleva sdraiata sulla spiaggia, mostrandola di spalle in fuga: rinvii mitologici che quasi segnano l’inizio della grande e lunga fortuna, fino ai nostri giorni, di una rappresentazione artistica, quella femminile - prevalentemente, ma non solo -, vista di spalle. 


Sono figure che non ci guardano, chiuse nei loro pensieri, forse tristi per un amore perduto o piangenti o forse assorte, talora in movimento, perlopiù statiche, suggeriscono idee ma restano personaggi misteriosi ed enigmatici, quasi sibille moderne che non parlano, evocano e solo all’apparenza si mostrano a noi ma in realtà abitano luoghi di mistero. Il pittore danese Vilhelm Hammershøi s’impone alla nostra attenzione con le sue opere che quasi sempre rappresentano ambienti chiusi, interni grigi della casa e soprattutto donne vestite di nero, di spalle. Alla domanda sul perché dipingesse sempre simili soggetti, il pittore rispose che guardare qualcuno da dietro è più interessante che guardarlo di fronte. Sono figure che suggeriscono malinconia, forse pensieri mesti: solitudine, mancanza di amore o semplicemente noiosa routine domestica? Si resta curiosi. 


Nella Contadina con la vanga Vincent van Gogh vuole invece sottolineare la fatica del duro lavoro rappresentando da dietro una donna di cui a malapena s’intravede il volto, appesantita, racchiusa in vesti scure di cui spicca la larga gonna a pieghe. 


Nella vasta produzione artistica relativa a queste immagini ci troviamo coinvolti in molte domande perché non sempre ne appare immediata l’interpretazione, come nel caso della Contadina di Van Gogh. Anche Edward Hopper dipinge figure di schiena e se guardiamo Room in Brooklyn viene da chiederci cosa stia facendo la donna alla finestra, forse è triste o forse in attesa, certo predomina la sua solitudine, della cui rappresentazione Hopper è maestro.


ECCO QUEL CHE SI CHIAMA DESTINO: ESSERE DI RIMPETTO, E NULL’ALTRO, E SEMPRE DI RIMPETTO […]
MA CHI CI HA RIGIRATI COSÌ CHE QUAL SIA QUEL CHE FACCIAMO È SEMPRE COME FOSSIMO NELL’ATTO DI PARTIRE? COME COLUI CHE SULL’ULTIMO COLLE CHE GLI PROSPETTA PER UNA VOLTA ANCORA TUTTA LA SUA VALLE, SI VOLTA, SI FERMA, INDUGIA, COSÌ VIVIAMO PER DIR SEMPRE ADDIO
(R. M. RILKE, ELEGIE DUINESI)



Vilhelm Hammershøi, Interno con giovane donna di spalle (1904), Randers (Danimarca), Randers Kunstmuseum.