Uno zoo umano, da dentro, da fuori. Un signore attempato legge un giornale all’esterno ma non credo faccia parte della mostra. Che ci fa qui, tuttavia, non glielo chiedo. Il grande acquario è davanti a me, ovvero la sala impeccabile detta “podium”: all’interno, i giornalisti si muovono e posano, le statue no. Tutti fanno foto di tutto, mentre le statue restano immobili. Di chi sono i corpi “inutili”? Di un bambino che regge una coppa, un giovane campione di tennis per esempio. Di una cameriera che guarda un bambino più piccolo accovacciato davanti a un camino. C’è anche un bambino in bronzo dorato che guarda fisso, di fronte a sé, quello che pare uno schermo. Un bambino che luccica come fosse d’oro. Un ragazzo al balcone in tuta, poi eroi e adoni in marmo e non. Statue classiche.
Entro, avvinta, per saperne di più. Appena varcata la soglia, scopro che il bambino in bronzo dorato e luccicante in realtà ammira un fucile - sempre in bronzo dorato - altrettanto scintillante, custodito in una teca incorniciata. Gli adoni sono antichi marmi, gli adoni sono calchi in gesso protetti da adeguati sostegni e strutture. Arrivano dalla collezione Farnese di Napoli, in particolare dal patrimonio conservato al Museo archeologico, dal Thorvaldsens Museum di Copenaghen e da molte altre raccolte pubbliche e private d’arte antica, ci raccontano gli artisti, alla conferenza stampa. Una coppia di gay, che parlano di miti maschili dall’inizio della nostra civiltà a oggi. Di modelli diversi di identità maschile, di fragilità, di antieroi. Di uomini, insomma, diversi da tutti quelli mitologici, storicizzati e immortalati dalle sculture classiche esposte nel podium. Di uomini costretti a vivere secondo modelli standard contemporanei o stereotipi in cui non si riconoscono.
Un piccolo adone dodicenne in marmo candido ci ricorda cosa piaceva tanto ai nobili dei paesi nordici che girovagavano per il Bel paese durante il Grand Tour. Proprio come Elmgreen & Dragset, due aristocratici dell’arte giunti dalla Danimarca, che per il loro progetto espositivo si sono ispirati a Serial Classic, la mostra inaugurale della sede milanese della Fondazione Prada (9 maggio - 24 agosto 2015), curata da Salvatore Settis con Anna Anguissola e ideata da Rem Koolhas, dedicata alla scultura classica, agli originali perduti e alle loro copie multiple.
I due artisti danesi contrappongono con grazia persone a dei, adoni ed eroi piumati.

