Oggetto misterioso il cielo in una stanza Gloria Fossi Una tenda scostata, una domestica di colore, due amanti nudi sulle lenzuola, la finestra aperta sul cielo blu. È un erotico pomeriggio napoletano. A Napoli però Cézanne non è mai stato. ino Paoli non ha mai fatto mistero che il soffitto viola del poetico brano , censurato nel 1960 in anni di pruderie radiofonica di Stato, è quello di un bordello genovese della sua gioventù. Gli piacerebbe senz’altro di Cézanne (dal 1985 a Canberra), con quel cielo di un intenso blu cobalto, solare e quasi vetroso, privo di nuvole, che dalla finestra senza vetri illumina i due amanti nudi, di schiena, a conversare dopo aver fatto l’amore. Non vedo quella tensione violenta che qualche critico vi riconosce, se non nell’irruzione, geniale “coup de théâtre”, della domestica di colore, seminuda, che discosta la tenda e porge alla coppia, in mirabile equilibrio sul braccio eccessivamente lungo, un vassoio con teiera e qualche dolcetto (o forse uova, non si capisce). Ammirevole è l’atmosfera di sensuale indolenza in un pomeriggio che s’immagina caldo ma non afoso. Il titolo indica che ci troviamo a Napoli. Che siamo in una città di mare potrebbe farlo intendere la bella luminosità quasi da dipinto veneziano del Cinquecento - penso a Veronese - ma è un azzardo, perché il titolo al primo dipinto, perduto, di questa serie - una ventina fra tele, acquerelli, schizzi - non lo dette Cézanne, che pure mai lo rinnegò. G Il cielo in una stanza Pomeriggio a Napoli Già nel 1863, nei primi tempi di Cézanne a Parigi, fu il pittore Antoine Guillemet, amico dell’artista, a intitolare la prima composizione , come racconta Ambroise Vollard, nella biografia del pittore ( , Parigi 1914, p. 22). Poi, nel 1866, Cézanne tentò di esporre la tela al Salon. Il rifiuto fu netto, né Cézanne poté esporla al Salon des Refusés, perché le opere rifiutate erano troppo scandalose, e quell’anno la mostra alternativa non si fece. E pensare che Cézanne aveva immaginato che quella fosse fra le sue poche opere che avrebbero potuto incontrare il favore dei critici benpensanti. Figurarsi: pia illusione, la sua, e quando nel 1874 espose da Félix Nadar (Parigi, Musée d’Orsay) fu accusato di avere il “delirium tremens”, forse perché lui stesso vi compare mentre scruta voglioso la donna nuda, quasi accucciata, disvelata da una fantesca nera, alla presenza di un cagnolino che invece, disinteressato alla donna, si volge verso di noi. Pomeriggio a Napoli Cézanne Una moderna Olympia La prima tela del probabilmente somigliava a quella, ora in collezione privata, intitolata (passata all’asta di Christie’s, New York, 8 novembre 1999). Qui la composizione è movimentata, e si percepisce la tensione erotica: una sedia è rovesciata vicino ai due amanti, e la domestica, stavolta di carnagione chiara, coi capelli neri raccolti in uno chignon, vestita, irrompe nella stanza col vassoio del rinfresco. La prima idea, come sempre racconta Vollard, sarebbe venuta a Cézanne in una “crémerie” parigina. Un giorno Cézanne riuscì a convincere il marito della proprietaria di una tipica latteria parigina (bel ricordo di un mondo che non c’è più) a posare nudo per lui. La donna sarebbe entrata all’improvviso nella stanza con un bicchiere di punch. Un’altra variante, più simile alla tela di Canberra, è un delizioso acquerello venduto a Londra nel 2006 (Christie’s, Londra, 9 febbraio). Qui attraversa la stanza un gatto nero, chiara allusione al felino con la coda ritta dell’ di Manet (Parigi, Musée d’Orsay, 1863). Pomeriggio a Napoli Pomeriggio a Napoli con serva bianca Olympia QUI LA COMPOSIZIONE È MOVIMENTATA, E SI PERCEPISCE LA TENSIONE EROTICA: UNA SEDIA È ROVESCIATA VICINO AI DUE AMANTI, E LA DOMESTICA, STAVOLTA DI CARNAGIONE CHIARA, IRROMPE NELLA STANZA COL VASSOIO DEL RINFRESCO Pomeriggio a Napoli con serva nera (1876-1877 circa), Canberra, National Gallery of Australia. Pomeriggio a Napoli con serva bianca (1876 circa). Ma torniamo alla tela di Canberra, la cui datazione resta incerta. È un’opera che acuisce l’immaginazione, possiamo interpretarla come ci pare. Per esempio. La “serva” di colore, così definita all’epoca con termine odiosamente classista, pare un uomo, a meno che non si pensi a una derivazione dalle muscolari figure muliebri di Michelangelo. Ma è una donna, e lo confermano almeno tre disegni preparatori conservati a Basilea (Kunstmuseum, nn. 1934.149, 175, 212). È lunga la tradizione di domestiche o ruffiane di colore che si affacciano alla stanza di un bordello o di un “boudoir”: dall’ di Manet all’ironica, geniale rivisitazione di Cézanne stesso della già citata . Osserviamo ancora: lo strano copricapo giallo della “serva” fu dipinto con il giallo “Napoli”, il 567 del catalogo di colori Senellier usato da Cézanne? Da anziano, a Aix-en-Provence, suggerì di farne uso anche a Émile Bernard ( , Parigi 1921, pp. 35, 63). L’eventuale riferimento alla città partenopea, nel caso non si tratti invece di giallo cadmio o del cromo, che pure facevano parte della tavolozza di Cézanne, suona però come una pura assonanza al titolo, forse ancora una volta una coincidenza. Olympia Una moderna Olympia Souvenirs sur Paul Cézanne Se infine la “serva nera” pare un uomo, l’amante nudo sul letto, con i capelli neri lunghi, pare una donna, e l’allusione potrebbe essere allo scandaloso dipinto saffico di Cézanne ( , 1866, Parigi, Petit Palais). Ma è un uomo, come confermano i disegni di Basilea e altre versioni. E la sua pelle bronzea? Indica che è mulatto, o è semplicemente un’idea stereotipa del Meridione? I piedi paiono di un fauno, come il protagonista del che Mallarmé compose fra 1866 e 1867 ma pubblicò in via definitiva nel 1876. Insomma, tante ambiguità, assonanze, casi, in un’atmosfera densa di erotismo, fra le tante che Cézanne ci ha regalato. Le dormienti Pomeriggio di un fauno Ultima considerazione, per il momento. È noto che la posa dei piedi della serva deriva dalla donna in piedi nelle di Delacroix (Parigi, Louvre, 1834). Qui azzardiamo: la figura che più le somiglia nella posa delle braccia è la fantesca nella Camera del podestà di Memmo di Filippuccio a San Gimignano (Siena). Gli affreschi (1311 circa) sono citati già da Joseph Archer Crowe e Giovanni Battista Cavalcaselle ( , III, Firenze 1899, p. 174), ma erano quasi illeggibili, e furono liberati dallo scialbo nel 1920. Dunque è l’ennesima coincidenza. Anche perché Cézanne non è mai stato in Toscana. E tanto meno a Napoli: anzi, mai stato in Italia, quel genio di Cézanne, e la sua fu solo una fantasia, un’epifania erotica, che ben si associa all’idea tardo-ottocentesca di una Napoli libera e sensuale. Donne di Algeri Storia della pittura in Italia Rimando, per alcune immagini qui non illustrate o altrimenti discusse, a G. Fossi, Fra il cielo e la terra. Armonie celesti e mirabili difformità del corpo medievale, in Il nudo, a cura di G. Fossi, Firenze 2019, pp. 36- 71, in part. figg. 5-6; Ead., Il bianco e il nero 1800-1917. Variazioni sul nudo parigino, in op. cit., pp. 204-223, in part. figg. 6-7; Ead., L’oggetto misterioso, Firenze 2021, pp. 172-173. Pomeriggio a Napoli con gatto nero (1870-1872 circa).