treviso, una sede espositiva nient’affatto scontata per Canova (che com’è noto nasce a Possagno, nel territorio della città veneta), anzi per molti versi inaspettata, visto che la commissione per un marmo in città non si concretizzò mai, nonostante le promesse dello scultore a Giambattista Martignoni. Eppure, il mito canoviano e successivamente la riscoperta molto devono al capoluogo della Marca.
Il mito del bambino prodigio nasce per esempio proprio a Treviso nel 1803. Fu il frate domenicano di San Nicolò, Domenico Maria Federici, a inventare il famoso aneddoto del Leone di burro realizzato in casa Falier. «Canova nato trevigiano», scrive Federici nelle Memorie trevigiane, «contava dodeci anni ed essendo un giorno in Cucina quando per un Pranzo venuti essendovi molti ragguardevoli Soggetti, e Commensali; mancava per caso la figura, che star doveva nel mezzo del desser, ed egli presosi un pezzo di Butirro, e da questo con raro disegno e maestria formò un Leone che collocato nella mensa con istupore si ammirò da tutti i Convitati, e ricercando il Padrone il Senator Giovanni Falier, chi fosse stato di quella figura l’autore, fu risposto: Tonin. Tonin Canova». Il fatto venne in seguito smentito dallo stesso Canova, ma segna comunque la volontà di costruire il mito dell’artista prodigio.