La pagina nera 


MA QUANTO SI È SPENTA
LA “CITTÀ IRREDENTA”

Trieste, una terra con due volti: bello da un lato, in stato di degrado dall’altro. Sì, perché insieme a magnifici palazzi, con le facciate tornate alle loro cromie originarie grazie agli incentivi governativi, troviamo un lungo elenco di siti ed edifici abbandonati. Una situazione drammatica che ha stimolato un gruppo locale a documentarne le dolorose ferite.

di Fabio Isman

Negli ultimi tempi, grazie al “bonus facciate” e ad altri sussidi governativi, Trieste appare come un florilegio di palazzi ritrovati: tanti edifici ormai spenti hanno di nuovo i propri colori; si tornano a vedere immobili con in cima gli stemmi e gli altorilievi. Ma resta impressionante la quantità di strutture abbandonate che la città possiede. Sono il frutto di un’antica grandezza perduta, quando era il primo porto dell’Austria-Ungheria, e di infinite crisi successive, dalle fabbriche ai cantieri, e perfino alle forze armate: fino ad anni non troppo remoti, l’esercito italiano era infatti attestato, per un buon terzo, sulla “soglia di Gorizia”. E si possono aggiungere anche l’invecchiamento e lo spopolamento, l’essere terra di confine, priva di una vera e propria Provincia (abolita e sostituita, contava, capoluogo compreso, appena sei Comuni), e altre mille concause. La superficie dei luoghi abbandonati, qualche anno fa, era valutata in novantamila metri quadrati, pari a tredici campi di calcio. Ma era forse un calcolo per difetto, e non teneva nemmeno conto dell’immenso Porto vecchio (sessantasei ettari), che in buona parte attende ancora la resurrezione, con i suoi numerosi edifici liberty.