Il concetto occidentale vincente legato alla questione della bellezza – nel senso che la storia è sempre scritta dai vincitori e di conseguenza viene data più visibilità e veicolazione alle immagini care ai potenti e ai governanti – è arbitrariamente deciso da un singolo sguardo: simbolicamente, quello di Zeusi (forse abbreviazione di Ζεύξιττος, 450 circa - prima del 394 a.C.), ovvero colui che viene considerato il più grande pittore dell’antica Grecia.
L’artista – come racconta Plinio il Vecchio invitato a Crotone per dipingere un’effigie di Hera – persegue un ideale perfetto di bellezza prelevando con il suo occhio un miscuglio di parti di differenti corpi femminili, per dare vita alla sua idea, evidentemente parziale, di sublime femminino. Chiede di poter scegliere le sue modelle tra le fanciulle più affascinanti di Crotone(1). Seleziona cinque di esse e di ognuna dipinge la parte che secondo lui è più pregevole. Il risultato che ne consegue è la sua proiezione della bellezza assoluta, incarnata da Elena di Troia(2).