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LA FEBBRE DEL GIOCO

di Daniele Liberamone

Nell’Olanda dei tempi d’oro, Jan Havicksz Steen (1626-1679) riuscì a farsi un nome con i suoi quadri di genere, fra cui quelli dedicati al gioco che continuano a essere apprezzati dai collezionisti. Sono spesso opere di denuncia del malcostume diffuso in case e taverne, in cui al posto della moderazione a farla da padrone è il gioco, che induce l’uomo alla collera e al raggiro. È quel che accade in una scena dipinta intorno al 1660 su una tela di ben 45 x 60 cm: Un’elegante compagnia in un interno con personaggi che giocano a carte a un tavolo. Un gruppo di maschi e femmine – e già questa commistione la dice lunga – gioca a carte in una bella casa di città; colei che pare essere la padrona di casa non solo partecipa al gioco, ma bara ai danni di un giovane che sembra essere totalmente in sua balia, senza la spada e annebbiato dal vino, mentre perfino il cane guardiano sembra tramortito.


Quando nei suoi quadri appare il gioco, i collezionisti accorrono numerosi. Non è la sola tipologia di genere, per l’olandese Jan Steen, ma di certo è tra quelle che fa schizzare le vendite delle sue opere a cifre, in genere, importanti


In un’altra stanza, sullo sfondo, si scorge un’altra donna, con un cappello che pudicamente le nasconde i capelli, ma che in effetti si è appartata in modo poco consono con un uomo ben vestito. Il sapiente gioco di luce, che sottolinea un momento topico della scena, dato dalla donna seduta in primo piano, artefice dell’inganno, con il viso rivolto verso l’osservatore, esalta la bellezza del dipinto che rientra fra i più interessanti di Steen apparsi sul mercato. Non a caso era passato dalle mani esperte di due fra i più importanti dealer dell’arte classica olandese, ossia Johnny Van Haeften (classe 1952) e Robert Noortman (1946-2007), concorrenti e amici. Il quadro venne offerto da Sotheby’s di Londra il 7 dicembre 2011 e venduto per ben 5,6 milioni di euro.