Il gusto dell'arte in un interno Ritratto di salume di Ludovica Sebregondi ALLA RICERCA DI PREPARAZIONI ALIMENTARI E PRODOTTI CHE TROVANO NELL’ARTE PUNTUALI RIFERIMENTI, AL DI LÀ DI EPOCHE, LUOGHI E TRADIZIONI: IL PROSCIUTTO Questa narrazione di tono agreste riconduce alle origini di una forma precocissima di lavorazione della carne, soprattutto suina: parlano dell’antichità del prodotto (definito «perna») le menzioni in numerosi testi latini da Marziale a Petronio, da Apicio a Varrone. Le differenti denominazioni nelle varie lingue (“Schinken” in tedesco, “jambon” in francese, “ham” in inglese, “jamón” in spagnolo, per limitarsi ad alcune) stanno a dimostrare la sua diffusione in tutta Europa. La produzione non cessò mai, e lo attestano le testimonianze rinascimentali, come quelle di Bartolomeo Sacchi detto il Platina nel quattrocentesco De honesta voluptate et valetudine, o di Vincenzo Cervio, che nel trattato Il trinciante indulge sulla ritualità del momento in cui il prosciutto viene affettato. N arra una leggenda spagnola di un maiale annegato in un corso d’acqua salata dove rimase a lungo fino a che fu recuperato e asciugato; vennero quindi staccati gli arti posteriori che – essiccati all’aria – mostrarono la bontà della polpa così trattata, e insieme la possibilità di conservarla a lungo. Molti artisti sono stati attratti dalla forma e dai colori del prosciutto intero, con il contrasto tra la cotenna più scura e spessa, l’osso di diversa consistenza, il bianco del grasso, il rosso scuro della polpa. Un invito accolto di frequente dai pittori nelle nature morte secentesche, in cui le plastiche sagome dei salumi, colpite da raggi di luce, emergono dal fondo scuro, e recepito poi da Manet, che ne ha fatto più volte il soggetto delle proprie tele. Paul Gauguin, Il prosciutto (1889), Washington, Phillips Collection. Paul Gauguin (Parigi 1848 - Hiva Oa 1903) alla fine dell’Ottocento con Il prosciutto rende omaggio a Cézanne – delle cui opere era anche appassionato collezionista – riconducendo le figure a forme curvilinee orizzontali che si ripetono nel vassoio, nelle gambe del tavolo, nel bicchiere di vino, nelle piccole cipolle (ricordo delle mele cézanniane) e contrastano con le decorazioni verticali dello sfondo. Anche Pëtr Petrovič Končalovskij fu influenzato da Cézanne. Nato nel 1876 a Slov”jans’k, nel governatorato di Kharkov, oggi Charkiv (Ucraina), si trasferì a Mosca e San Pietroburgo, dove prese parte attiva alla vita artistica, contribuendo al rinnovamento dell’arte russa. In seguito alla Rivoluzione d’ottobre iniziò a eseguire ritratti, anche ufficiali, nello spirito del realismo socialista. Realistico, ma di tono familiare, è il ritratto dello scrittore Alekseï Nikolaïevitch Tolstoï (1883-1945), parente di Lev Tolstoj e di Ivan Turgenev, detto Conte rosso per l’appartenenza alla nobiltà e l’iniziale esilio volontario, seguito dal ripensamento delle proprie posizioni politiche, dal ritorno in Unione Sovietica e dall’adesione allo stalinismo. Il letterato è seduto, con giacca, panciotto e cravatta, alla tavola della casa di campagna dell’amico Končalovskij, tenendo in mano un bicchiere. L’ambientazione rustica, sottolineata dalla parete di tronchi, contrasta con l’abbigliamento formale, la tovaglia bianca perfettamente stirata e la tavola riccamente imbandita. Sulla destra troneggia un succoso prosciutto – che sembra cotto in forno, e nella cui cotenna è infilzata una forchetta – e a fianco sono appoggiati un pollo arrosto con pomodori, un salmone in parte intero, in parte affettato e servito col limone, dei cetrioli, un panino. Bicchieri diversi indicano anche una certa varietà di bevande. L’assortimento e l’abbondanza di cibo contrasta col periodo, dato che il dipinto fu eseguito in tempo di guerra, nel 1940-1941, e dunque di penuria e carestia, mentre la vivacità dei colori (bianchi, rossi, verdi, rosati, gialli), che caratterizza le vivande in un periodo drammatico e “grigio”, suggerisce ricchezza e assortimento di preziosi alimenti. Pëtr Petrovič Končalovskij, Alekseï Nikolaïevitch Tolstoï ospite del pittore (1940-1941), San Pietroburgo, Museo di Stato russo.