Un dipinto insolito per irruenza del gesto che fissa il tempo infinitesimale di quanto non potrà più ripetersi. Constable ignora qui ogni genere di dettaglio, che sappiamo ricorrere in quasi tutta l’opera passata e futura.
Unicum, dunque, questo Studio di marina con nuvole di pioggia del 1824 della Royal Academy of Arts, e impressionante per l’invenzione risolta in senso chiasmico: una frangia di pioggia incupita dal controluce che sta abbattendosi sull’inerte e livida superficie marina. Larghe strisce di pigmento, di espressionistica energia, bastano a far deflagrare l’evento e mettere in scena il “pathos” degli elementi. Difficile non pensare a Turner e a una inconscia, virtuale sfida lanciata al suo “dioscuro”.
Con Il campo di grano del 1826, conosciuto anche come The Drinking Boy (Il ragazzo che beve), si torna all’arioso, disteso canto agreste. Un gregge avanza lungo il sentiero che, attraverso i campi, porta da East Bergholt a Dedham. Il cane lo controlla, mentre sulla sinistra il giovane guardiano, bocconi sul prato, si disseta alla fonte. Il quadretto arcadico non potrebbe chiedere di più, sono suggestioni e atmosfere che richiamano le pastorellerie barocche della pittura francese. Ma anche qui si tratta di una scommessa che il pittore fa con se stesso. In tutta la storia del paesaggio, solo Constable è stato in grado di trasformare la convenzionalità del soggetto in pittura “maggiore”, là dove il luogo comune viene neutralizzato e sublimato dall’estrema sensibilizzazione e intelligenza di uno sguardo che sa riportare tutto a livello di puro “signifiant”.
La veduta si apre tra la parallela schiera di alberi che guidano la rettilinea fuga prospettica fino al campo di grano sullo sfondo. La naturalezza della visione nasce dal perfetto equilibrio dei vari piani in successione e da una spazialità che il pittore sembra suggerirci di percorrere.
Nel 1827, tre anni dopo l’“exploit” del Carro da fieno, il quadro verrà presentato al Salon parigino; quando la reputazione di Constable oltre quella frontiera che non aveva mai voluto varcare guardava ormai al modello indiscutibile, al nuovo grande maestro annunciato da Delacroix.
Nel Cavallo che salta (1824-1825), l’animale è ripreso nell’atto di superare uno degli ostacoli predisposti dai fattori per non disperdere il bestiame. I cavalli avevano imparato a saltare per impedire complicati trasbordi su barche. Constable continua a inseguire quel “vero” in natura che gli si offre ogni giorno, come fosse la prima volta, come a rassicurarlo: «È questo che tu sei». Non sarebbe in grado di “inventare”, di dipingere quello che non ha visto e non conosce.