Studi e riscoperte 1
Gli impressionisti e e l’“Affaire Dreyfus” 

QUEL CASO
LI RESE NEMICI

Francia, fine XIX secolo. Alfred Dreyfus, capitano ebreo, è accusato di spionaggio: un’ingiustizia denunciata dall’editoriale j’accuse…! di Zola pubblicato nel 1898 nel settimanale “L’aurore”. gli impressionisti, appoggiati nel loro osteggiato esordio dallo stesso Zola, si dividono schierandosi in parte a favore in parte contro il loro sostenitore. è la fine del gruppo.

Pietro Trellini

Nel 1897, vent’anni prima di varcare l’ultima soglia, Edgar Degas si considerava già un uomo morto. Era solo e accusava disturbi sempre più forti alla vista. Sapeva che lo stavano portando alla cecità, la più grave delle sciagure che possano capitare a un pittore. Inasprito dalla solitudine, travolto dagli sbalzi d’umore e ormai disilluso dalla vita, scorgeva decadenza ovunque si girasse. Tutto era perduto: la sua pittura, la sua fortuna, la sua vita. E dunque, per lui, anche la sua Francia.

 
Fu in quel periodo che su consiglio dei figli di Henri Rouart iniziò a prendere l’abitudine di farsi leggere dalla sua domestica, Zoé Closier, gli articoli scandalistici tratti da “La Libre Parole”, il quotidiano antisemita che tre anni prima, scagliandosi contro un capitano ebreo ingiustamente accusato di spionaggio, aveva di fatto creato l’“Affaire Dreyfus”. Suggestionato da tali congetture, il terribile Degas arrivò a individuare la causa della rovina finanziaria della sua famiglia nei grandi banchieri ebrei. Nonostante il suo antisemitismo, però, fino a quel momento era comunque riuscito a convivere, seppur in un regime di tacita sopportazione, con tutta una cerchia di figure di origine ebraica – a lui più o meno care e da lui più o meno distanti – che ruotava attorno alla sua vita.