TRA NATURA E MITO:
SCENE PASTORALI E VEDUTE

Nel 1627, maestro indipendente, Claude è sistemato in via Margutta, insieme a un «compagno fiamengo», l’olandese Herman van Swanevelt.

Gli vengono affidati cicli decorativi ad affresco nel palazzo Muti-Papazzurri in piazza Santi Apostoli (attuale palazzo Balestra-Altieri), forse grazie alla mediazione del pittore lorenese Charles Mellin, attivo nello stesso palazzo, e altri lavori in edifici di proprietà della stessa famiglia, oggi perduti. Lavora ad affreschi in palazzo Crescenzi in piazza della Rotonda, sette paesaggi (quattro rettangolari, tre ovali) inseriti in un fregio con putti e medaglioni simili a quelli di Tassi al Quirinale, nei palazzi-Doria Pamphilj e Rospigliosi. Difficilmente giudicabili oggi per i restauri ottocenteschi. 

È abilissimo nel disegno e prospettiva, nella pittura di navi, marine, boschi, grottesche, in cui si è esercitato a fresco con Tassi sulle pareti dei palazzi romani e di Nancy. Riprende i contatti con i colleghi della Schildersbent, Filippo Napoletano, Paul Bril, il compaesano Jacques Callot, Herman van Swanevelt, che lo indirizzano verso un’osservazione sempre più minuta della realtà. L’amicizia con il giovane pittore tedesco Joachim von Sandrart, giunto a Roma nel 1629 e rimastovi sino al 1635, è un forte incentivo. Il giovane tedesco sosteneva che un buon pittore, all’alba, riposato, doveva recarsi fuori città e immergersi nella natura per studiare l’ambiente dal vero. Lorrain, Sandrart, Nicolas Poussin, Pieter van Lear e altri compagni, battono la campagna romana, Tivoli, Frascati, Subiaco.


Mulino sul fiume, (1631), intero; Boston, Museum of Fine Arts.