Dopo sei anni dall’inizio dei lavori, è stato aperto il Museum of the Future di Dubai, un altro pezzo iconico da
aggiungere alla continua rivoluzione urbanistica degli Emirati Arabi.
L’edificio a forma toroidale si erge su un dolce declivio adiacente alle
Emirates Towers e a pochi passi dal quartiere finanziario della città: una sagoma che assomiglia a un gigantesco “occhio”. Inaugurato il 22 febbraio
scorso, scegliendo simbolicamente una data palindroma, il progetto del neo-museo porta la firma di Shaun Killa, architetto di origini sudafricane,
ma ormai di stanza negli Emirati Arabi, che rappresenta uno dei principali fautori di quell’evoluzione urbanistica e architettonica che nella
dinamica Dubai sembra non avere mai fine.
Killa, che ha già al suo attivo opere maestose quali l’imponente Jumeirah Gate e la flessuosa Aykon
Tower, ha rispettato pienamente la “mission” del museo ideando una struttura con i più elevati standard mondiali di sostenibilità: la costruzione è
infatti alimentata da quattromila megawattora all’anno di energia solare generati da un parco interamente dedicato allo scopo. Con i suoi
settantasette metri di altezza e milleventiquattro pannelli in acciaio e vetro, l’avveniristico palazzo (il “National Geographic” lo ha già inserito
nella lista dei musei da visitare assolutamente) è stato costruito utilizzando esclusivamente la tecnologia robotica che ha consentito di arrivare a
un totale di sette piani senza il sostegno di pilastri.


Un dettaglio della scala autoportante a doppia elica.

