XXI Secolo
INTERVISTA A GREGORY CREWDSON
IL SIGNORE
DELLA STAGED
Francesca Orsi
Cinema, letteratura e arte figurativa sono le fonti di ispirazione di Gregory Crewdson, narratore visivo capace di creare nelle sue fotografie “palcoscenici” attraversati da un’atmosfera sospesa e noir.
A Torino, nella nuova sede delle Gallerie d’Italia, museo di Intesa San Paolo specificatamente dedicato alla fotografia, è in mostra - fino al 22 gennaio, a cura di Jean-Charles Vergne - Eveningside, l’ultimo atto della trilogia di Gregory Crewdson (New York, 1962). Il fotografo americano, di fama internazionale, conosciuto in tutto il mondo per la sua “staged photography”, continua, anche in questo caso, ad animare le sue immagini di quel noir cinematografico che lo ha reso famoso. Utilizzate spesso anche dagli editori di tutto il mondo come copertine di libri - è il caso per esempio dei romanzi di Joël Dicker pubblicati in Italia da La Nave di Teseo - le fotografie di Crewdson attingono dal cinema la loro natura narrativa e dall’arte figurativa la loro composizione di luce e ombre, immergendo il tutto in ambientazioni sospese nel tempo. Abbiamo parlato con lui della sua trilogia, esposta insieme per la prima volta a Torino, del suo particolare linguaggio, della sua complessa realizzazione e anche delle sue origini creative in riferimento a lavori del passato come Fireflies, in mostra anch’esso nelle sale delle Gallerie d’Italia.

