Èil caso dei dipinti e delle litografie sulla vita nei bordelli parigini. In queste opere, Lautrec raggiunge il massimo dell’anticonformismo, pagandone però lo scotto con un clamoroso fiasco di critica e di pubblico (forse accolto da parte sua, paradossalmente, con una punta di autocompiacimento). Prima di approdare a questi esiti estremi, una tappa decisiva del “viaggio” di Lautrec verso la trasgressione è rappresentata dal suo trapianto a Montmartre e dalla sua integrazione con l’ambiente della Butte. Qui il giovane Henri trova finalmente il vero se stesso, sentendosi a suo agio in quel quartiere di artisti, di locali equivoci e di emarginati. Da un lato, Montmartre lo fa sentire diverso tra i diversi distraendolo dal suo handicap, dall’altro il mondo della Butte tira fuori la sua voglia di distinguersi dai compassati personaggi del suo ambiente di provenienza e dai borghesi benpensanti.
L’aria della Butte libera la mente e l’arte di Lautrec che qui comincia a interessarsi agli umili, ai perdenti, agli sconfitti, agli “sbandati” che consumano la loro vita tra bettole e balere. In gran parte sono ritratti di donne, creature distrutte dall’alcol e dalla vita grama, che siedono col volto sciupato e lo sguardo vuoto davanti a un bicchiere di assenzio. Sono opere che in apparenza sembrano riproporre una pittura sociale alla Millet, invece è ancora una volta l’anticonformismo di Lautrec a fargli prendere in considerazione soggetti che la pittura accademica e un pubblico “di classe” disdegnavano.