La pagina nera

la polemica infuria:
capitale ma d’incuria

Orfane dei vertici, molte istituzioni di Roma rischiano di vedere irrealizzati i loro progetti. Tra queste il Palaexpo - che gestisce il Palazzo delle esposizioni, le Scuderie del Quirinale e la Casa del Jazz - e il MACRO che lo scorso anno ha perduto gran parte dei suoi visitatori. Quale futuro è riservato alla cultura?

di Fabio Isman

All’inizio del 2014, la cultura a Roma non ha brindato. Anzi, ha pianto a piene lacrime. Raramente, e forse mai, si sono viste tutte le strutture comunali in crisi: tutte assieme, e nessuna esclusa. Per antichissimo retaggio, la capitale è l’unica città che possieda una Sovraintendenza, si scrive proprio così: si occupa di tutto l’immenso patrimonio di antichità e arte della città, che non dipende dallo Stato. Nominato da Leone X de’ Medici nel 1515, il primo responsabile ne è stato Raffaello Sanzio; poi, la carica è stata retta anche da Antonio Canova, e da altri nomi autorevoli. Non tutti quanti, nel tempo, hanno rivestito l’incarico, l’hanno ricevuto per fama e competenza analoghe, ma amen. Sta di fatto che, mentre scriviamo, il ruolo è vacante da oltre sei mesi. La cultura di Roma è acefala, come non era mai stata. Al vertice, sono stati, ad interim, prima Giovanna Alberta Campitelli, responsabile delle ville e dei parchi storici comunali, poi Claudio Parisi Presicce, che dirige i Musei capitolini: due bravissimi funzionari, ma già oberati dalle loro incombenze. Invece, l’incarico è uno di quelli che necessiterebbero di qualcuno a tempo pieno, capace, per esempio, di dialogare con lo Stato; basti pensare che gli stessi Fori, per dirne una, sono bipartiti: divisi a metà, appunto, tra le competenze statali e quelle comunali. Parrà un assurdo, però è, da sempre, così.