Brescia inaugura la sua attività espositiva come Capitale italiana della Cultura 2023 – onore che condivide con la città di Bergamo, cui non mancheremo di riservare la nostra attenzione – con la mostra Miseria & nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento. All’artista dedichiamo il dossier di questo mese, e per l’opportuno approfondimento rinviamo a quelle pagine, opera di Roberta D’Adda (curatrice della Pinacoteca Tosio Martinengo), Francesco Frangi e Alessandro Morandotti, i tre studiosi che hanno realizzato la mostra, coprodotta da Fondazione Brescia Musei e dal Getty Center di Los Angeles, che la ospiterà nella prossima estate. Quel che vorremmo evidenziare, qui, è che l’esposizione consente di cogliere un aspetto inatteso del Settecento. Non solo le vedute di Canaletto, le grandiose composizioni di Tiepolo, il Rococò di Boucher, il neoclassicismo di David e Canova: il XVIII secolo vede anche l’attenzione per i poveri, per il mondo di chi svolge i lavori più umili, per le donne e gli uomini del popolo minuto. Questo compito lo sceglie per sé un pittore lombardo, Giacomo Ceruti, che un paio di secoli dopo sarà soprannominato Pitocchetto proprio per le sue tele dedicate ai mendicanti, i “pitocchi”, appunto. Un artista che è una scoperta recente, dovuta a studi e ritrovamenti del secolo scorso.
Milanese, nato nel 1698, Ceruti poco dopo i vent’anni si trasferisce a Brescia dove dipinge nel solco della tradizione ritratti, pale d’altare, nature morte. Gradualmente introduce fra i suoi soggetti gli elementi pauperisti di cui abbiamo fatto cenno. Non era la prima volta che accadeva, nell’arte europea; si trovano contadini e appartenenti alle classi sociali più umili anche nella pittura di genere dei secoli precedenti.
La differenza è che nelle opere di Ceruti non c’è idealizzazione, non c’è un intento decorativo, e meno ancora irrisione. Piuttosto partecipazione, soprattutto nei dipinti del periodo bresciano della sua vita: dal 1634 andrà a Venezia ed entrerà nel circuito della committenza europea di alto livello, con una evidente attenuazione della portata sociale delle sue creazioni.
Nelle opere pauperiste precedenti a dominare sono i toni del marrone, bianchi spenti, attenuati e lontani da ogni eccesso di virtuosismo esibitorio. Protagonisti sono uomini e donne vestiti di stracci, in polverosi ambienti naturali o povere casupole, alle prese con oggetti quotidiani, bambini che giocano, occupazioni come spillare il vino o fare la calza. La sua pittura restituisce dignità a un’umanità dolente, solitaria, abbandonata.
Correlata a questa mostra è LaChapelle per Ceruti, un’opera site-specific del notissimo artista-fotografo americano David LaChapelle, alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Ma fin dall’inizio dell’anno è l’intera città a essere “occupata” da mostre ed eventi.
