Con questi committenti si istituì subito un rapporto privilegiato e il suo durare e intensificarsi dette le occasioni non solo per la rapida maturazione della personalità del giovane artista, ma anche per la costruzione di quel “personaggio” Bernini al quale i biografi e tante altre testimonianze daranno connotati spesso iperbolici o, viceversa, rivolgeranno le più aspre critiche.
Il papa Borghese, Paolo V, aveva avuto Pietro tra i collaboratori alla cappella Paolina e non sembra che abbia direttamente promosso altre commissioni; il nipote di lui, il cardinale Scipione, si servì invece di Pietro e di Gian Lorenzo congiuntamente per i “termini” già nella sua villa (un lavoro di modesta entità, tutto sommato) quando però del Bernini junior s’era già procurato la Capra Amaltea.
Di Scipione Borghese (1576-1633) l’ambasciatore veneziano a Roma rilevò la «mediocrità del sapere et la vita molto dedita a’ piaceri e passatempi»; il suo interesse per l’archeologia e l’arte moderna era però genuino e lo spinse a comportamenti quanto meno disinvolti, pur di arricchire la propria collezione, come quando confiscò i beni del Cavalier d’Arpino o fece rubare dalla cappella Baglioni a Perugia la Deposizione di Raffaello. Egli praticamente monopolizzò l’attività del giovane Bernini (anche come restauratore, per l’Ermafrodito) e ne acquisì pure l’Autoritratto dipinto; tra le prime cose che gli fece fare fu, nel 1618, il piccolo busto marmoreo dello zio papa, tuttora nella Galleria Borghese.
L’incarico più importante fu quello per le quattro grandi sculture destinate a ornare le sale della galleria, che tennero occupato Bernini per più di un lustro. Tra il 1618 e il 1619 fu realizzato il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio fuggitivi da Troia; tra il 1621 e il 1622 fu scolpito il Ratto di Proserpina e nello stesso anno 1622 fu iniziato il gruppo di Apollo e Dafne che, salvo una interruzione dalla metà del 1623 ai primi del 1624 dedicata alla esecuzione del David, fu completato a cavallo del 1624-1625. Sono dunque opere di soggetto profano, compreso il David che è piuttosto una allegoria della virtù eroica anziché una vera e propria illustrazione dell’episodio biblico: temi consoni agli interessi “antiquari” del cardinale.