esoterismo
e misticismo

Dall’ambiente culturale dell’epoca di Bosch si possono trarre solo indicazioni piuttosto deludenti, anche se non debbono essere trascurate.

Vi si può aggiungere il rapporto che lo lega all’architetto (e incisore) Allaert de Hameel, che dirige esoterismo e misticismo a lungo il cantiere della cattedrale di ’s-Hertogenbosch (dal 1478 al 1494).

È possibile che Bosch abbia tratto qualche ispirazione dalle figure grottesche e demoniache poste da Hameel sugli archi rampanti del coro. È certo, però, che Hameel incise stampe tratte da opere di Bosch, tanto che sembra aver conservati, sia pure come incisione, un Giudizio universale (perduto nell’originale) e il cosiddetto Elefante assediato (se vi fu veramente un’opera di Bosch con questo titolo), forse connesso al fatto che nel 1484 in varie città dei Paesi Bassi venne mostrato per la prima volta un pachiderma.

Per meglio definire l’ambiente culturale dell’epoca, si pensi inoltre alla disinvolta visione del mondo che dominava anche la corte papale in quel torno di tempo, all’erotismo dilagante che diviene motivo d’arte (si ricordi lo scandalo che coinvolse l’incisore Marcantonio Raimondi e Giulio Romano all’epoca di Clemente VII, nel 1524, per l’illustrazione licenziosa degli Amori degli dei), non risparmiando nemmeno Dürer (La famiglia del centauro, 1505), e al diffondersi su vastissima scala di studi e polemiche concernenti l’alchimia e l’astrologia.

Tuttavia, per quanto si approfondisca lo studio dell’ambiente culturale e politico, non si riesce a trarne chiarimenti di rilievo.

Al contrario, un’opera che fa luce sul pensiero di Bosch è certamente l’ Ascesa all’empireo, dipinta sulla faccia esterna del dittico (?) delle Visioni dell’aldilà conservate a Venezia: una composizione originale e impressionante, su due tavole, di solito trascurata per l’ampia forbice nella datazione e per la sua eccezionalità. Nell’Ascesa, sostenute dagli angeli, le anime chiamate a immergersi nella luce suprema salgono attraverso un passaggio cilindrico oltre il quale si espande e riverbera lo splendore di Dio, che esse raggiungono, ma da sole. Inutile riferirsi alla colonna luminosa dell’escatologia manichea, in quanto quella non è un passaggio. Lo pseudo-Agostino, nella polemica contro i manichei, insiste su questo punto: «In libris vestris scriptum habetis ut animae ex corporibus exeuntes a Luna susceptae, Soli tradantur». Lo splendore manicheo è quello del sole(12). La colonna manichea, di cui non sempre si parla nei testi di questa religione, è piena, mentre è evidente il ripetersi del motivo del cilindro (in vetro) nelle creazioni di Bosch: per esempio, nel Giardino delle delizie, il cilindro “bollato” (in realtà un “roemerglass”, un bicchiere da vino) dinanzi alla donna dalla bocca sigillata, quello adiacente (un altro bicchiere), quello infisso nell’arancia cava col topo nero della peste e con la testa di un personaggio che “abita” l’arancia. Quasi certamente, nell’Ascesa all’empireo, Bosch si riferisce a una frase di Ruysbroeck, che nel suo Ornamento delle nozze spirituali parla dell’irradiazione di Dio considerandola un “abisso” immenso di luce essenziale, ma la sbalza nei cieli rovesciando il concetto (qui l’abisso si apre verso l’alto) e concretizzando in maniera suggestiva la presenza della luce divina in cui si tuffano le anime una volta superato il passaggio cilindrico. Se si ispira a Ruysbroeck, è poco probabile che l’artista fiammingo sia un adamita, visto che proprio a Ruysbroeck si debbono i più duri attacchi contro tutte le specie di seguaci della setta del Libero spirito (documenti dal 1330 in poi), contro le quali si scagliò anche il domenicano Alain de la Roche, che riprendeva il pensiero di Ruysbroeck e che, nelle sue strane prediche, usava immagini (anche oscene) che non sono estranee al “fantastico” di Bosch.

Pare così emergere un rapporto difficilmente “smontabile” di Bosch con un ricco filone di pensiero mistico largamente affermato nelle Fiandre e parzialmente suo contemporaneo(13).

Un’altra opera che illumina il mondo artistico di Bosch è il Trittico dell’Epifania di Madrid. Con l’Epifania di Filadelfia e con il Trittico di Anderlecht (generalmente ritenuto spurio), costituisce una base rivelatrice della riflessione del maestro sul celebre episodio del Vangelo di Matteo (2, 1-12), con i magi.



Ascesa all’empireo, tavola delle Visioni dell’aldilà (1500-1503), particolare e intero; Venezia, palazzo Grimani. È una composizione originale e impressionante. Alcuni studiosi hanno voluto trovare, nel passaggio cilindrico oltre il quale riverbera lo splendore di Dio, un riferimento alla colonna luminosa dell’escatologia manichea, ma si tratta di una interpretazione a cui si possono opporre valide obiezioni. Oggi, l’analisi dendrologica data la tavola a non prima del 1482, mentre quella stilistica lo pone ai primi anni del XVI secolo.

Il giardino delle delizie, pannello centrale del Trittico delle delizie (1496), particolare; Madrid, Museo del Prado. Il motivo del cilindro di vetro trasparente o luminoso ritorna spesso nelle opere di Bosch, come si può notare in questo particolare del Giardino delle delizie. Si può quindi pensare allo stesso motivo anche per il “cilindro di luce” dell’Ascesa all’empireo. Qui, forse, Bosch si riferisce a una frase di Johann van Ruysbroeck (1293-1381) che, nel suo Ornamento delle nozze spirituali, parla dell’irradiazione di Dio come di un abisso immenso di luce essenziale.