Gli inizi.
Da Milano a RoMa

Da decenni (e ultimamente con forza sempre maggiore) un vero e proprio culto si è formato intorno alla personalità e al percorso umano e artistico di Caravaggio.

Solo fra il 2009 e il 2010, per il quarto centenario della morte del pittore, si è potuta registrare la pubblicazione di ben cinque monografie. Proliferano, come per nessun altro artista, le ricerche di dati documentari inediti sulla sua vita e sulla sua attività, ma anche su tutto quello che vi sta intorno, e naturalmente si è sempre a caccia di nuove opere che possano aggiungersi al suo catalogo. Si susseguono le esposizioni, la cui altezza scientifica non sempre è rimarchevole, fatto questo che spesso suscita in qualche osservatore (non sempre propenso a distinguere il buono dal meno buono) un senso di fastidio, di assuefazione, che si riassume in qualche espressione impaziente: “Ancora? Ma non è possibile... Sempre Caravaggio?”.

Nei circa trent’anni che separano questo nuovo Dossier da quello (che era il primo della serie) scritto da Maurizio Calvesi, l’interesse per il Merisi è dunque cresciuto in maniera esponenziale e a tutti i livelli; non credo di esagerare nell’affermare che il pittore lombardo sia ormai il più famoso, il più studiato, il più ossessivamente conteso e mediaticamente seguito di tutta la storia dell’arte occidentale. Ne segue che non è facile – in queste cinquanta pagine – rendere conto compiutamente degli eventi certi della biografia del pittore e aggiornare l’amplissimo dibattito critico sulla sua figura artistica; ma ci proverò, cercando di mantenere il giusto equilibrio fra un taglio personale e il resoconto oggettivo dei fatti noti.

Il giorno di nascita di Caravaggio – 29 settembre 1571 a Milano – è una acquisizione documentaria recente, che è venuta a confermare quella che – dopo gli studi di Mia Cinotti e dello stesso Calvesi – era ormai la data più accreditata, essendo quello il giorno di san Michele arcangelo. La famiglia del futuro pittore era di un certo livello sociale (il padre Fermo Merisi era il responsabile della manutenzione degli edifici del marchese di Caravaggio, Francesco Sforza). Il talento del ragazzo dovette spingere la madre (rimasta vedova) e gli zii a collocarlo presso il pittore Simone Peterzano a Milano; nella sua bottega Michelangelo rimase quattro anni fra il 1584 e il 1588 per imparare il mestiere.

Peterzano si fregiava di essere stato allievo di Tiziano e doveva avere mantenuto una serie di contatti con Venezia; ciò dovette favorire al giovane allievo la possibilità di un soggiorno in laguna, da collocare forse dopo il 1588. Tale circostanza – sottovalutata da Roberto Longhi (il primo studioso moderno di Caravaggio), che aveva orientato la formazione del pittore soprattutto in area bresciana e bergamasca – appare oggi necessaria. In particolare l’opera di Tintoretto dovette colpire il giovane Merisi e la sua influenza riemergerà come un fiume sotterraneo negli anni romani. Cresce anche negli studi recenti il ruolo sempre più decisivo di Peterzano e dell’ambiente milanese, la cui importanza sulla formazione del primo linguaggio stilistico di Caravaggio a Roma è ormai evidente.


Bacco (1596-1597); Firenze, Galleria degli Uffizi.


Ecce Homo (1593-1594). Nella tela si nota il rapporto con Peterzano; l’anatomia del nudo e certe caratteristiche del volto (gli occhi disassati, l’inclinazione) l’affiancano al Fruttaiolo Borghese anche cronologicamente.