La ragnateLa
degLi impressionisti

Degas è una delle figure più importanti della cultura francese e rappresenta un “caso” particolare che segna profondamente l’arte della seconda metà dell’Ottocento.

È e rimane, con la sua copiosa produzione, il grande conciliatore fra il “vecchio” e il “nuovo”, tra il passato e il presente, proprio perché riesce a innestare un diverso modo di vedere sui grandi esempi del passato, che vengono citati, ma anche rinnovati in continue sintesi, tipiche della seconda metà del secolo scorso. Queste ultime però venivano eseguite secondo mode e stili differenti, in una continua dialettica fra ciò che ci aveva offerto e ci offriva il grande museo globale del passato e quella “natura” che rappresentava un “vero” dal quale era molto difficile staccarsi.

Nella seconda metà dell’Ottocento infatti assistiamo alla nascita di tanti “impressionismi”, alla fioritura cioè di approcci multipli al naturalismo che si sono concretizzati in diverse forme.

La via dell’impressionismo spagnolo o quella della Scuola dell’Aja sono diverse da quelle dei francesi e degli italiani, e gli esempi potrebbero moltiplicarsi. Rimane vero che Parigi, per tutto il secondo Ottocento, è stata un punto di riferimento estremamente importante, non tanto per mettere al mondo figli, ma per offrire ottime occasioni di dialogo a vari e differenti fratelli.

La parola d’ordine corrente indicava ovunque un rapporto con la natura e un’analisi della realtà, vista liberamente nei modi più vari, più o meno colorata, più o meno colta in aspetti crudi, più o meno legata alla “storia” precedente. Oggi è chiaro che non esiste soltanto l’asse che congiunge Géricault, Delacroix, Courbet agli impressionisti e poi, più avanti, all’informale, all’interno del quale Degas non potrebbe in alcun modo trovare posto. Tale linea riassumeva dal Seicento una pittura basata su una vibrante naturalezza, lungo la quale si attuava e si apriva il cammino all’avventura di una particolare varietà di realismo.

Degas appartiene a un’altra linea, che connette in modo diverso numerosi artisti. Si tratta di una linea più intellettuale, meno “spontanea”, che è poi la stessa che più tardi si prolunga nel simbolismo e nelle sue astrazioni dalla realtà. «Nessuna arte», diceva Degas, «è meno spontanea della mia. Quel che faccio è il risultato della riflessione e dello studio sui grandi maestri». Ci troviamo di fronte a un diverso modo di raccontare la vita contemporanea, puntando su uno stile “alto” che usa come referenti Poussin, Velázquez, David, Goya, Ingres.

La natura è sempre quella, ma sono diversi i modi attraverso i quali viene “ripresa”. Gli artisti appartenenti a tale corrente più sintetica preferiranno giocare su equilibri di forme discendenti via via dal nostro Quattrocento, da Chardin, da David, da Corot, da Mussini, da Fattori, da Lega fino a Gauguin a Seurat e poi più tardi fino alla Pop Art e alla Videoarte.

Si tratta di una linea fredda che non parla immediatamente al cuore e che non scuote subito le nostre menti ma che equivale invece a una sorta di partita a dama, pensata molto a lungo. Gli artisti tentano infatti di ritrovare antichi equilibri di forme che si bilanciano in ritmi lenti. Lo stesso Degas è “grande” già da quando, in la Famiglia Bellelli, cita Van Dyck, tenendo ben presente anche Giorgione e varie composizioni paratattiche del Quattrocento.

Degas e Manet condividono un preciso atteggiamento retorico, che crede ancora nella “posa” e nella conseguente manipolazione dei personaggi rappresentati. I due artisti si divertono a giocare con tutto ciò che la vecchia accademia poteva ancora offrire e, proprio in forza di ciò, la sfidano dall’interno con soluzioni nuove e modernissime, sostituendo brillantemente agli eroi di un tempo personaggi contemporanei, ormai ben sintetizzati nelle loro carni e nei loro costumi. Si tratta di una retorica disinvolta e nuova, ma molto lontana dall’atteggiamento nei confronti dell’arte dei loro compagni di strada. Mi riferisco al loro coetaneo Pissarro e ai più giovani Renoir, Sisley e Monet.

A questo punto diventa importante una revisione di date: Manet e Degas nascono rispettivamente nel 1832 e nel 1834, mentre il gruppo “forte” impressionista vede la luce circa dieci anni dopo. Tale situazione consente ai più giovani di abbracciare e perseguire una visione antiretorica della realtà, uscendo per sempre dal “vecchio museo” e dalle direttive dell’accademia. I nuovi artisti cercano una libertà pittorica, fatta di semplici e brevissime trascrizioni della natura, cogliendone anche i fremiti più sottili, più solari e più fenomenici.


Autoritratto (1857-1858 circa); Williamstown (Massachusetts), Clark Art Institute.

Ritratto di giovane donna (1858-1859), da un disegno del Cinquecento fiorentino; Ottawa, National Gallery of Canada.

Pagina di taccuino con studi di figure e di mani (1865); Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques.