GLI ANNI
DI MONACO

«Sono nato il 18/12/1879 a Münchenbuchsee. Mio padre era professore di musica all’istituto magistrale cantonale di Hofwyl e mia madre era svizzera.

Quando nella primavera del 1886, ho cominciato la scuola, abitavamo nella Langgasse a Berna. Ho frequentato le prime quattro classi dell’elementari di questa città. Poi i miei genitori mi mandarono al Progymnase e dopo quattro anni divenni allievo della classe di lettere dello stesso istituto. Ho terminato questi studi col diploma di maturità, conseguito nell’autunno del 1898. Quanto alla scelta della professione non ebbi alcun dubbio.

Sebbene dopo gli ultimi esami tutte le vie mi fossero aperte, volevo osare lo studio della pittura e di scegliere la pittura stessa come scopo della mia vita. In quei tempi la realizzazione di questi progetti portava fatalmente all’estero. Si doveva soltanto decidere tra Parigi e la Germania, i miei sentimenti mi facevano preferire quest’ultima».

Queste brevi note autobiografiche, scritte da Klee nel 1940, rivelano, pur attraverso l’aridità apparente di un curriculum schematico, alcuni punti nodali della formazione dell’artista. Innanzitutto la provenienza da una famiglia di musicisti. Oltre al padre, anche la madre di Klee, Ida Maria Frick, aveva studiato musica e desiderava che il figlio seguisse il suo esempio. Klee cominciò a prendere regolari lezioni di violino dall’età di sette anni e si mostrò così talentuoso da essere accolto giovanissimo, nel 1890, dall’orchestra municipale di Berna.

La familiarità, la passione per la musica e la perfetta conoscenza dei processi compositivi sono una tra le chiavi d’interpretazione della pittura kleiana e, specialmente in questi primi anni, la musica diviene per l’artista un indispensabile stimolo intellettuale, in un ambiente sociale che, in altri campi, era avaro di fermenti culturali.

Contrariamente a quanto Klee afferma nell’autobiografia del 1940 la scelta della professione fu causa di continui ripensamenti. In molti passi dei Diari (fondamentale fonte per la conoscenza della sua poetica) ricorre con frequenza l’interrogativo su quale debba essere la sua personale attitudine creativa: «La musica è per me come una donna stregata dall’amore. La pittura mi darà gloria? Potrò diventare uno scrittore, un lirico moderno!»(1). In questa ansiosa ricerca Klee arriva perfino a sancire la sospensione sia pure momentanea, dei suoi studi letterari, musicali e figurativi per dedicarsi, con un vitalismo dionisiaco di indubbia ascendenza nicciana, alla formazione della propria personalità. «Ho detto addio alla musica, alla letteratura. Ho desistito dall’aspirare a una raffinata esperienza sessuale. [...] Anche alle arti figurative penso appena, devo dedicarmi prima a sviluppare la mia personalità. In questo devo essere conseguente e non cedere a sollecitazioni. Sono certo che così riuscirò a trovare poi la giusta espressione dell’arte»(2). Ma, insieme a Nietzsche, è il contemporaneo dibattito intorno al superamento della specificità tecnica delle arti nell’opera d’arte totale, teorizzata da Wagner, a indicare a Klee la strada per dipanare una conflittualità allora esistenzialmente vissuta. Da ora in poi la sua poetica procederà per sottrazioni, filtrando le diverse arti per ricercarne l’origine comune, l’essenza creativa che rende possibile l’identità tra segno e figura, parola e immagine, spazio pittorico e tempo musicale.

Come ricorda egli stesso, nel 1898 – di fronte all’alternativa tra Parigi e Monaco quali possibili luoghi dove intraprendere gli studi pittorici – Klee, «seguendo i propri sentimenti», scelse la città tedesca, prediligendo così ragioni storico-culturali piuttosto che considerazioni artistiche che avrebbero suggerito Parigi, allora capitale culturale d’Europa.



Ragazza con brocche (1910); Berna, Zentrum Paul Klee.