GLI ULTIMI
DIECI ANNI

Nel corso del 1872 si reca ad Argenteuil. E Argenteuil è il feudo del più giovane Claude Monet.

Questa visita mostra l’interesse di Manet per gli esperimenti audaci di coloro che si reputano profeti di un genere di pittura che va molto oltre il procedere teorico delle sue idee. Nel quadro, che termina nel 1874 e che mostra Monet, sua moglie Camille e il loro figlio, egli non presenta l’autore della rilettura del suo Déjeuner sur l’herbe (1866-1867) mentre dipinge, bensì mentre innaffia il giardino. C’è forse un’ombra di malizia o una metafora. Comunque sia, Manet intende confermare la propria posizione di fronte ai membri della scuola di Batignolles, scuola di cui è l’anima ma non la guida intellettuale. Claude Monet e sua moglie sull’atelier galleggiante, Donna con bambino ai bordi della Senna, Giovane donna in giardino del 1876 circa, Angolo di giardino a Bellevue e Coppia in barca a vela: sono tutte manifestazioni della volontà di affermare una concezione artistica che riveli la sua posizione di fronte agli impressionisti che si discostano dalla sua influenza. D’altra parte, dimostra un’intensità cromatica simile alla loro e, come loro, mira all’emancipazione dello spazio plastico. Ma non può fare a meno di mantenere tenacemente una filosofia che gli consente di dare una rappresentazione del mondo che solo le antitesi possono esprimere. Quando espone Argenteuil nel 1875, il critico Paul Mantz, che in passato non gli è mai stato favorevole, dichiara: «Siamo stati sorpresi di vedere il Mediterraneo introdursi improvvisamente nella periferia. [...] Quel blu non è il mare[...]. Manet ha esposto i modelli al sole e così i loro visi hanno preso un colore dorato che tende un po’ all’arancione. Il pittore ha voluto far vibrare questa nota: ha messo un tenue blu nel fondo della Senna, poi, soddisfatto del risultato ottenuto, ha calcato il blu fino al parossismo». Ha indubbiamente aperto la via ai giovani ammiratori dando esempio di un coraggio fuori dall’ordinario; a sua volta si è stupito per la loro audacia e se ne è imbevuto per esplorare regioni a lui ancora sconosciute.

«Sono quindici anni che non si è visto pittore più soggettivo»: Zola capisce che Manet non è né campione del realismo né portavoce dell’Impressionismo e ancor meno araldo del naturalismo di cui si appropria. Manet esaspera una certa tendenza all’idiosincrasia. Più il tempo passa e più si chiude in un sistema che appartiene solo a lui e che pertanto non può fare scuola. D’altronde, si occupa sempre meno di ideare opere dimostrative, preferendo piuttosto costruire una galleria segreta di ritratti femminili.

Sua moglie Suzanne ritorna a varie riprese. Un pastello finito tra 1876 e 1878 è una delle più belle figure sdraiate che egli abbia mai fatto, con la sua austera armonia di bianchi grigi, di grigi e di blu su uno sfondo monocromo marrone. Ma la maggior parte delle sue “ninfe Egerie” non sono allegorie della virtù. Si sente che la sua sensualità si è rafforzata e che i nudi, nonostante il riserbo che li caratterizza, hanno un aspetto sordamente lascivo.

Nana, qualunque sia il legame con l’opera che Zola sta pubblicando a puntate nel 1877, L’assommoir, è l’apologia di quelle mondane d’alto bordo, vere dee di Offenbach delle notti parigine: donne di mondo e donne di facili costumi si affiancano in questa fantastica galleria. Madame Loubens seduta, numerosi studi d’Isabelle Lemonnier, il ritratto di Marie Colombier, Madame Gauby nel giardino, il ritratto di Madame Jacob, il ritratto di Jeanne de Martin con cappello ornato di rose, il sublime Suzette Lemaire di profilo, la castissima Giovane donna con cappello bianco, le innumerevoli rappresentazioni di Méry Laurent, il delizioso pastello d’Irma Brunner: tutte queste opere, firmate tra 1870 e 1882, sono gli ultimi fuochi della sua ricerca intima e segreta di quelle attraenti figure che altro non sono se non gli inquietanti tropi della pittura.

Man mano che, colpito d’atassia, si avvicina alla fine, Manet si consacra all’ultimo dei generi minori: la natura morta. Gli è sempre piaciuto (e ne danno atto le cinque peonie del 1864, così come la Natura morta con pesci e ostriche o la Frutta sul tavolo dello stesso anno) manipolare fiori, frutta, oggetti di uso comune e tutta la grammatica culinaria.


Argenteuil (1874); Tournai, Musée des Beaux-Arts.

Claude Monet e sua moglie sull’atelier galleggiante (1874); Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Neue Pinakothek.

Nana (1877); Amburgo, Hamburger Kunsthalle.