IL RITORNO
AD ANVERSA

Nell’ottobre del 1608 nulla spingeva Rubens a lasciare l’Italia.
Se non avesse ricevuto la notizia che sua madre era gravemente malata (morì infatti prima del suo arrivo), avrebbe potuto anche svolgere una carriera del tutto italiana.

Nulla lasciava supporre una partenza precipitosa; d’altronde l’artista stesso pensava di ritornare in Italia il prima possibile. Con la genialità che gli riconosciamo, Rubens avrebbe fatto in Italia una carriera molto onorabile. Rubens rientrò ad Anversa prima dell’11 dicembre 1608. Era praticamente sconosciuto.
Appena due anni più tardi, un mercante di Dunkerque, Liévin Vuytten Eeckhoute, chiese quale fosse il migliore pittore della città. E ricevette il 12 marzo 1611 questa sbalorditiva risposta: «Noi abbiamo qui un buon pittore che chiamiamo il dio dei pittori, Pieter Rubens, egli è il pittore di sua Altezza. Ha fatto qui diverse opere che sono stimate e che si trovano nel municipio, a Saint-Michel, presso i domenicani della chiesa di Bourg; sono bellissime». In meno di un anno, Rubens si trovò, dunque, ben radicato nelle Fiandre, abitando prima nel Kloosterstraat presso la famiglia della moglie, e acquistando nel 1610 un terreno sul Wapper per costruirsi una casa, abitabile già verso il 1615, ma terminata solo nel 1618. Una casa il cui esterno costituisce una sorta di sogno sull’architettura italiana, vista con gli occhi di un fervente ammiratore. Il secondo decennio del Seicento è quello dell’esplosione della pittura di Rubens: mai più dipingerà tanto come allora e fu in quel tempo che sbocciò in una sola volta tutta la forza del suo genio. Ciò nonostante, non sarebbe diventato ciò che era senza l’aiuto dei preziosi amici legati alla sua famiglia, che restarono suoi fedelissimi ammiratori per tutta la vita. L’editore Balthasar Moretus, successore della casa editrice Plantin, manteneva con Rubens rapporti continui. Questa volta si trattava di un ambiente erudito: le illustrazioni dei libri e i frontespizi per i quali eseguì i disegni o gli schizzi hanno avuto una larga diffusione e hanno divulgato il suo stile nel mondo colto. Altri amici ebbero un’influenza capillare facendogli ottenere commissioni religiose: è l’epoca delle prime grandi pale che ebbero ad Anversa l’effetto di un fulmine a ciel sereno. Nicolaas Rockox era uno dei borgomastri della città. L’Adorazione dei Magi (Madrid, Museo del Prado), del 1609-1610, fu probabilmente commissionata a Rubens grazie al suo interessamento. Sansone e Dalila (Londra, National Gallery), una delle opere più stupefacenti dell’inizio del periodo anversese di Rubens, ornava la cappa del camino nella stanza principale della sua casa. Fu ancora grazie a lui che il pittore ottenne dalla gilda degli archibugieri la commissione della Deposizione dalla croce per la cattedrale di Anversa.
Un altro notabile di Anversa, importante figura per la carriera di Rubens, fu Cornelis van der Geest, decano della gilda dei merciai dal 1609 al 1615. Antoon van Dyck, che dipinse il suo ritratto e lo fece incidere da Paul Pontius, lo definì: «amatore dell’arte e della pittura» e il fatto che egli fosse iscritto alla gilda di san Luca fa supporre che fosse anche mercante d’arte.
Willem van Haecht, che visse presso Cornelis van der Geest, adempiendo alla funzione di conservatore della collezione, dipinse nel 1628 Lo studio d’amatore di Cornelis van der Geest al momento della visita degli arciduchi Alberto e Isabella (Anversa, Rubenshuis). Si vede l’interno di questa casa dove tutta Anversa aveva piacere di incontrarsi. Rubens si china verso l’arciduca e gli parla. Si scorgono altri pittori: Antoon van Dyck, Jan Wildens, inginocchiato davanti a una delle sue opere, Frans Snijders che conversa, e il pittore Henri Dubois, amico e allievo di Rubens. Si notano anche le autorità della città: i borgomastri Rockox e Van Halmale, gli amatori d’arte Gervatius, Adrien e Pierre Stevens, e infine il direttore della zecca Jean de Montfort. Appese al muro si riconoscono tre opere di Rubens, nel centro di una delle più prestigiose collezioni dell’epoca: la copia del Ritratto di Paracelso di Quentin Metsys (Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique), il Guerriero con due giovani paggi (Detroit Institute of Arts) e, al posto d’onore, uno dei suoi capolavori, la Battaglia delle amazzoni (Monaco, Alte Pinakothek).
Grazie a Cornelis van der Geest, Rubens ottenne probabilmente la commissione della Disputa del sacramento (Anversa, chiesa di San Paolo), una delle prime opere religiose dipinte dopo il suo ritorno ad Anversa. E soprattutto l’artista gli deve la commissione dell’Innalzamento della croce, trittico per l’altar maggiore della chiesa di Santa Valpurga, oggi nella cattedrale di Anversa. La composizione si sviluppa in maniera unitaria tanto nel pannello centrale che nelle ante laterali, e la soluzione di dare uno sviluppo orizzontale alla scena ricorda quelle scelte a Mantova per il Battesimo di Cristo e per la Trasfigurazione della chiesa della Trinità.


Autoritratto con la moglie Isabella Brant (1609 circa); Monaco, Alte Pinakothek.

Ritratto di Paracelso (1612-1614 circa); Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts.

Adorazione dei Magi (1609-1610); Madrid, Museo del Prado.