SULLA COSTA
DELLA MANICA

Dal 1885 Seurat passa le estati al mare, in piccoli paesi della Normandia, a Grandcamp (1885), Honfleur (1886), Port-en-Bessin (1888), Le Crotoy (1889) e Gravelins (1890) e realizza una serie di eccezionali marine.

La costa della Manica attira poeti, scrittori, artisti, che trovano nel maestoso mare del Nord i soggetti ricercati da una borghesia, che su quelle rive va a smaltire le fatiche cittadine.

Una tradizione artistica cominciata a fine Settecento con Vernet e continuata con Corot, Courbet, Millet, Renoir, Monet, e facilitata, dopo il 1850, dalle nuove linee ferroviarie che uniscono Parigi alla costa nordica. Ad affascinare Seurat è la luce umida del mare, la calma, il colore, come spiega nel 1886 in una lettera a Signac: «Se tu trovi le Andalys colorate, io vedo la Senna. Mare grigio, quasi indefinibile, anche con un forte sole e il cielo blu».
A Grandcamp, dove arriva dopo aver terminato la Grande Jatte, dipinge numerosi “croqueton”. Ne conosciamo una dozzina: spiagge, velieri, basse maree, pescherecci e tramonti, alcuni esposti all’ottava mostra degli impressionisti con la grande tela. Sono nuove esperienze sui toni e sulla divisione dei colori puri, che gli suggeriscono al ritorno nella capitale, in autunno, un nuovo intervento sulla Grande Jatte.
Il metodo di lavoro è sempre lo stesso: studi all’aperto, che gli permettono di raccogliere tutte le informazioni sul paesaggio (studio per Fort Samson, Grandcamp), e poi realizzazione definitiva nell’atelier. Le Bec du Hoc a Grandcamp, preceduto da uno studio, è significativo. Dipinto con un fitto “pointillage” e una ridda di pennellate contrastanti ma armoniche, condensa le caratteristiche di un luogo calmo e selvaggio, dominato da un grande masso in controluce. Nessuna figura umana, solitudine e malinconia intrise di poesia come nel libro La Mer di Michelet pubblicato nel 1861. La baia di Grandcamp fissa un momento eterno, «una processione lenta di vele triangolari», come la definisce Fénéon, di sapore impressionista.


L’ospizio e il faro di Honfleur (1886); Washington, National Gallery of Art.