DA BRUXELLES
A ETTEN

In autunno Vincent lascia il Borinage e si trasferisce a Bruxelles dove vuol prendere lezioni di disegno, e lì fa conoscenza con Anthon van Rappard, un giovane pittore che aveva frequentato Theo a Parigi. Van Rappard mette a disposizione di Vincent il suo studio di Bruxelles e ne nasce un’amicizia durata vari anni.

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Nella primavera del 1881 Vincent torna nella casa paterna, a Etten, nel Brabante. «Sono così felice che le cose siano andate in modo che per qualche tempo io possa lavorare qui tranquillo, spero di fare tanti studi quanti più posso, perché questo è il seme da cui possono nascere in seguito i miei disegni» (144), scrive tutto allegro a Theo. 

Il paesaggio del Brabante in cui è immerso gli offre ispirazione e spunti. I suoi soggetti indicano insistentemente quale potere di attrazione eserciti su di lui l’uomo che lavora, il lavoratore della terra e l’ambiente che gli fa da sfondo. Contadini che seminano, vangano, spaccano legna, le loro casupole e i loro campi, gli alberi lungo le stradine di campagna, vengono tutti disegnati e ridisegnati, e ogni volta meglio. Nel settembre 1881 scrive: «Ho disegnato fino a cinque volte un uomo con una vanga — insomma uno “zappatore” — in tutte le sue posizioni, due volte un seminatore, due volte una ragazza con una scopa. E poi una donna con una cuffietta bianca che sbuccia patate, un pastore appoggiato al suo bastone, e infine un vecchio contadino malato, su una sedia vicino al camino con il viso tra le mani e i gomiti sulle ginocchia [...] Adesso devo continuare a disegnare senza sosta zappatori, seminatori, aratori, uomini e donne. Analizzare e disegnare tutto quello che appartiene alla vita all’aperto» (150). «E ho anche fatto i primi tentativi con l’acquerello. E dallo zio, da Princenhage, la settimana scorsa ho avuto una scatola di colori piuttosto bella, che certo va benissimo perché io possa cominciare. Ne sono contentissimo. E ho provato subito a fare una specie di acquerello su un soggetto come detto prima» (151).
In dicembre Vincent prende lezioni di pittura all’Aja, dal pittore Anton Mauve, un suo nipote acquisito. Sono i suoi primi quadri: «Sinora ho dipinto cinque studi e due acquerelli, e naturalmente ho continuato anche a fare qualche schizzo. Non posso dirti quanto Mauve e Jet siano stati buoni e cari con me in questi giorni. E Mauve mi ha detto e fatto vedere cose che non posso certo fare così di colpo, ma che pian piano metterò sicuramente in pratica [...] Gli studi di pittura sono nature morte, gli acquerelli copie di un modello che rappresenta Scheveningen» (163).


Scavatore (Etten, 1881); Amsterdam, Van Gogh Museum.