XXI SECOLO
COLLIER SCHORR

Estetica di un
trauma storico

AUGUST, L’ULTIMO ATTO DI FORESTS AND FIELDS, LA TRILOGIA DI COLLIER SCHORR SULLA STORIA TEDESCA, I SUOI ASPETTI TORBIDI E TRAGICI, È UNA SINTESI DEI PRECEDENTI CAPITOLI. UN PROGETTO PERSONALE,OLTRECHÉ FOTOGRAFICO, NATO QUANDO L’ARTISTA AMERICANA DI ORIGINI EBRAICHE INCONTRA, IN GERMANIA, QUELLA CHE SAREBBE STATA PER MOLTO TEMPO LA SUA COMPAGNA.

Francesca Orsi

Il grande progetto a capitoli Forests and Fields dell’artista americana Collier Schorr (1963) nasce, originariamente e romanticamente, da una storia d’amore. La fotografa, nota per le sue immagini di moda e per la sua ricerca visiva sull’identità, negli anni Novanta conosce, in Germania, quella che sarebbe stata per lungo tempo la sua fidanzata e in quella cittadina del Sud del paese, Schwäbisch Gmünd, tornerà per decenni, anche vivendoci stabilmente, inanellando tre differenti progetti (Neighbours Nachbarn, Blumen e August), racchiusi, per l’appunto, nel più vasto Forests and Fields. Quel paesino tedesco, bucolico e lontano dalla frenesia metropolitana, a mezz’ora circa a ovest di Stoccarda, risvegliò in lei la sua storia, le sue radici ebraiche e il suo essere queer, creando un trittico – pubblicato nella sua interezza dall’editore inglese MACK (Neighbours Nachbarn nel 2006, Blumen nel 2010 e August nel 2022) – che appare come una grande finestra sulla storia tedesca, sui suoi lati oscuri, dolorosi e silenti, sull’estetica che la rappresenta.

Inoltre, Forests and Fields appare anche e soprattutto come un metaprogetto sulle radici dell’immaginario e della progettualità di Collier Schorr stessa, scavando negli abissi più profondi della sua identità, umana e fotografica, e mostrando come dall’altra parte della barricata il suo “trauma ereditato” assumesse sembianze diverse.

«Non ho alcuna esperienza diretta con l’Olocausto, naturalmente, ma mi è stato trasmesso come un’enorme eredità culturale, e parte del lavoro è stato quello di andare dall’altra parte di quella storia e cercare di capirla un po’, di capire come la mia identità sia stata costruita da un trauma che, dall’altra parte, assume tutta un’altra cultura»(1), dice Schorr in un’intervista per “Vogue”.

Gradualmente, dal primo all’ultimo progetto, Schorr analizza la questione storica e personale diversificando i punti di vista, le prospettive: in Neighbours Nachbarn è un paesaggio umano in bianco e nero quello che documenta la fotografa, un po’ un’indagine sociale alla August Sander, un po’ come quel voler cogliere la dimensione fragile del soggetto di Judith Joy Ross; in Blumen, invece, l’immaginario e lo scenario che emerge è molto più simbolico e concettuale, Collier ricerca nei prati fioriti, negli interni domestici e nelle pubblicità comparse sulle riviste un linguaggio, a colori, che evochi quella sospensione che attanaglia la storia tedesca e anche la sua; August, invece, ultimo suo tassello di Forests and Fields, appare come una summa chirurgica dei primi due, in parte a colori e in parte in bianco e nero, percependo lo sguardo dell’autrice più distaccato, più conciso, forse più cosciente del processo di elaborazione che si era innescato prima in Neighbours Nachbarn e poi in Blumen. August, infatti, si manifesta, a tutti gli effetti, come la risultante di un’indagine visiva che mostra come la storia viva nella cultura contemporanea, conferendo al progetto un valore macroscopico dal punto di vista estetico e culturale. Il libro pubblicato nel 2022 da MACK, a distanza di dodici anni dal secondo e dopo che l’autrice era tornata a vivere stabilmente a New York, appare come una resa dei conti dell’immaginario incamerato nei decenni in cui la Germania si era insinuata in ogni angolo della sua vita – amore, affetti, amicizie e casa – e per farlo Schorr se ne è, infatti, dovuta distaccare, mettendo il tempo e lo spazio tra di loro.

Il progetto è pensato per apparire come uno “studio” a posteriori dei suoi due lavori precedenti. Tutto lo fa pensare, dalla composizione delle immagini alle didascalie di ogni singola fotografia, a cui viene conferito il valore di “study”, e l’uso della polaroid come mezzo per applicare all’interezza del progetto il suo metalinguaggio, la valenza materica del processo stesso, colto nel suo farsi. Solo a posteriori, con uno sguardo rivolto indietro a ciò che era già stato elaborato, Schorr è stata in grado di lavorare per sottrazione, producendo l’estratto condensato di un patrimonio visivo molto complesso che riguardava la sua storia, quella di un intero paese e l’immaginario culturale attraverso cui un evento devastante come l’Olocausto è stato costantemente rappresentato e raccontato.


Andreas. Study for a Nazi making snow angels, da August, MACK, Londra 2022, come tutte le fotografie di questo articolo.


Andreas. Andreas resting after posing in 9 p.m. August light with flash on camera.