Grandi mostre. 2
GERTRUDE STEIN
E PABLO PICASSO A PARIGI

un dialogo
all'avanguardia

DUE RIVOLUZIONARI: LEI NELLA SCRITTURA, LUI NELLA PITTURA. MA SE LA GENIALITÀ DI PICASSO ERA NOTA, QUELLA DI GERTRUDE STEIN, CELEBRE PERLOPIÙ COME MECENATE, NON EBBE ALL’INIZIO LO STESSO RICONOSCIMENTO. TUTTAVIA, ANCHE GRAZIE ALL’AMICIZIA CON IL MAESTRO SPAGNOLO, LA FACOLTOSA AMERICANA DIVENTÒ, IN PARTICOLARE NEGLI STATI UNITI, UNA FIGURA DI RIFERIMENTO PER L’ARTE DEL DOPOGUERRA.

Valeria Caldelli

«Picasso e Matisse hanno una virilità che appartiene al genio. Anche io, forse». Gertrude Stein ne era convinta e, senza troppa falsa modestia, suggeriva per se stessa l’identica qualità dei due grandi artisti, pur mantenendo quella minima incertezza finale che lasciava ai posteri la sentenza definitiva. Lei, Gertrude, ricca ebrea americana arrivata a Parigi dalla lontana San Francisco, sosteneva che le differenze tra i sessi sono puramente superficiali e non nascose mai la sua omosessualità, anzi la evidenziò, quasi a farne una bandiera. Volto mascolino, corpo monolitico che vestiva con colorate tuniche informi, Stein aveva un obiettivo: essere riconosciuta come una donna di genio, equivalente agli uomini. E come i personaggi più geniali e di successo dei suoi anni voleva diventare un’icona della modernità. Per la verità Gertrude è rimasta a lungo famosa per quei salotti letterari – che si tenevano ogni sabato nella sua abitazione al 27 di rue de Fleurus, in pieno centro parigino, a due passi dal Jardin du Luxembourg, frequentato assiduamente sia da Picasso sia da Matisse insieme a esponenti di altre avanguardie artistiche e letterarie dei loro tempi. Il suo nome e i suoi scritti, però, restarono in quella cerchia intellettuale almeno fino agli anni Trenta del secolo, quando con la Autobiografia (1933) di Alice Toklas, sua compagna, fece breccia sul mercato americano diventando una figura di riferimento di tutta la Pop Art.

Nel Vecchio continente, tuttavia, il suo nome, insieme a quello del fratello Leo, è rimasto soprattutto legato alla sua attività di mecenate, grazie alla quale molti artisti, compreso il giovane Picasso, riuscirono a sopravvivere.

Però Gertrude non era solo una collezionista, ma anche e soprattutto una scrittrice con una particolare predilezione per la poesia. Colpita inizialmente da Cézanne, che con i suoi tocchi ripetitivi e la sua tavolozza fatta di pochi colori imprigionava le sensazioni e svelava un’infinita combinazione della realtà, Stein mise in gioco la poetica tradizionale reinventando le regole grammaticali e riducendo il linguaggio allo stretto necessario. Ripetizioni, vocabolario ridotto, aggettivi e puntualizzazione ai minimi termini: queste alcune delle trasgressioni che l’opera della scrittrice americana applicava al linguaggio letterario.

Ma è grazie alla conoscenza e all’amicizia con Picasso che il suo progetto di deciso rinnovamento poté muovere i primi passi.

Picasso, il genio riconosciuto, e lei, aspirante genio, autori di una doppia rivoluzione, quella pittorica e quella letteraria. Al legame tra i due personaggi e alla loro complicità il Musée du Luxembourg di Parigi dedica una mostra che da una parte esamina il periodo parigino in cui avvengono i drastici cambiamenti e dall’altra, oltre a documentare l’opera poetica di Gertrude Stein, ancora oggi poco conosciuta, segue la sua evoluzione sulla scena artistica americana, che fu invece profondamente influenzata dalle sue esperienze estreme.

«L’esposizione racconta come l’americana Gertrude Stein e lo spagnolo Pablo Picasso, che si incontrarono a Parigi nel 1905, elaborarono, la prima in poesia e il secondo in pittura, un linguaggio radicale che sarà qualificato più tardi come cubista», spiega la curatrice dell’esposizione Cécile Debray. «Nella prima parte un insieme importante di opere cubiste di Picasso, ma anche di Matisse, Braque e Gris dialogano con i testi della Stein, mentre nella seconda parte vediamo come le opere della scrittrice americana siano state interpretate negli Stati Uniti in diversi settori, dalla musica, alla danza e all’arte», continua Debray.

Il cubismo nacque dunque, secondo quanto descrive il progetto espositivo parigino, proprio in rue de Fleurus 27 dove, grazie a una complicità immediata tra Gertrude e Pablo, cominciò il dialogo tra letteratura e arti plastiche.

Entrambi affascinati dalla pittura di Cézanne e dalla sua geometrizzazione della realtà, dettero il via a un processo che mise in discussione tutti i fondamenti tradizionali dell’arte e della letteratura, inventando un nuovo modo di rappresentare e raccontare il mondo basato sul principio della scomposizione. E se Picasso ci mostra paesaggi e personaggi attraverso una serie infinita di sfaccettature e combinazioni, Stein ritorna continuamente sulle stesse percezioni per svelare le piccole sfumature dei sentimenti.

Perché la realtà non è quella che appare, ma quella che si riesce a catturare.

«Uno scrittore dovrebbe scrivere con gli occhi e un pittore dipingere con le orecchie», sentenziava Stein per spiegare il nuovo approccio al mondo sensibile.

Testimonianza di questo dialogo il ritratto di Gertrude che Picasso dipinse con novanta lunghe sedute di posa al Bateau-Lavoir (nel quartiere di Montmartre) e il romanzo Tre esistenze che lei scrisse durante quegli stessi mesi, in cui tutte le protagoniste facevano una brutta fine perché seguivano regole sociali fossilizzate, senza avere il coraggio di reagire. Anche il ritratto di Stein appare come un trampolino verso la modernità, anticipando Les Demoiselles d’Avignon. Il volto della ricca americana ha infatti l’aspetto di una maschera, con la fronte bombata e i tratti imperscrutabili.


Pablo Picasso, Donna con le mani giunte, studio per Les Demoiselles d’Avignon (1907), Parigi, Musée Picasso.


Robert Rauschenberg Centennial Certificate (1969), New York, Metropolitan Museum of Art.


GERTRUDE E PABLO INVENTARONO UN NUOVO MODO DI RAPPRESENTARE E RACCONTARE IL MONDO BASATO SUL PRINCIPIO DELLA SCOMPOSIZIONE