La pagina nera 

AL PALAZZO COSTANTINO
SERVE QUALCHE RITOCCHINO

Fabio Isman

A Palermo c’è un palazzo (ma in realtà, ce ne sono parecchi) che chiede aiuto. Siamo alle spalle del prospetto di un angolo tra i più belli in città: i Quattro Canti barocchi, all’incrocio tra le vie Maqueda e Vittorio Emanuele, a un passo dalla Fontana pretoria; come dire, il cuore dell’antica capitale del Regno delle Due Sicilie. Ha nobili trascorsi ma, da decenni, un presente quanto mai problematico: all’interno, restano soltanto dei lacerti di quello che il luogo fu e, ormai da molto tempo, è privo di una vocazione, di una destinazione d’uso. Insomma, abbandonato.

L’edificio sorge nel 1766, su strutture del secolo precedente; lo pensa l’architetto Andrea Giganti (già intervenuto nel palazzo Valguarnera-Gangi del capoluogo siciliano, quello del gran ballo nel salone reso immortale dal Gattopardo di Luchino Visconti), e lo vuole Giuseppe Merendino. Nel 1785 subisce un’importante ristrutturazione, che lo rende un autentico gioiello: lo acquista il marchese Giuseppe Costantino, e vi provvede l’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia. I saloni sono affrescati da Gioacchino Martorana e decorati con stucchi. A Giuseppe Velasco si devono invece la lunga galleria e la Battaglia di Costantino dipinta sul soffitto, che ancora esiste. Erano adornati anche gli altri saloni, di cui invece ormai non si apprezza più nulla: completamente smarrito lo sfarzo dell’antico Rococò.

A partire dalla seconda guerra mondiale, infatti, al palazzo ne capitano di tutti i colori. È confiscato sia dai nazisti, sia dagli alleati e, alla fine del conflitto, del tutto depredato. Danneggiati i decori; in buona parte rimossi e vandalizzati i pavimenti maiolicati; rubati i preziosi arredi in stile Luigi XV e XVI. Sovrapporte, camini e infissi non ci sono più. Molto è transitato nelle mani dell’antiquario fiorentino Guido Bartolozzi, e un pavimento del Settecento è in un albergo parigino. Attorno al 1960 il luogo è dato in locazione alla Rinascente, che ne modifica diversi vani, per adattarlo all’uso di uffici e magazzini.

Finalmente (o almeno così sembra), il complesso, con l’attiguo palazzo Napoli che guarda sui Quattro Canti, è comprato nel 2000 da Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, un nobile innamorato di Palermo e mecenate (la famiglia ha donato l’omonimo museo ospitato nell’aranciera di Villa Borghese al Comune di Roma), che aveva l’intenzione di trasformarlo in un albergo di lusso. Ma così non è stato e lo documentano le impietose immagini di Nadia Pedot: il cortile centrale è una pallida ombra di quello che fu; sulle murature, gli intonaci sono un ricordo; degli affreschi, non resta molto; mancano le porte; dei pavimenti sopravvivono, al massimo, rari lacerti Da allora, il complesso, che è vincolato fin dall’ingresso monumentale, ha riaperto solo per qualche raro evento straordinario; i lavori di restauro sono cominciati, però si sono presto bloccati e palazzo Costantino è tornato sul mercato, con una richiesta iniziale di nove milioni di euro. Attualmente, è in corso una trattativa. Ma dentro, a parte il grande affresco del salone, resta un immenso sfacelo. Ne è plastica testimonianza un’alta gru nel cortile, sopravvissuta al cantiere dismesso forse da quindici anni per un fallimento, e abbandonata (ma periodicamente ispezionata dai vigili del fuoco). Ottomila metri quadrati di spazi in attesa di conoscere il proprio futuro: non sono mai diventati le settantasei camere, di cui ventisei suite, che erano previste, con tutto il contorno dei servizi tipici degli hotel a tante stelle, che è superfluo dettagliare. In una recente edizione del festival Le vie dei tesori (nato nel 2006 per scoprire il patrimonio culturale di Palermo, poi esteso progressivamente a tutta la regione) il luogo, come ha dimostrato il numero dei visitatori, è stato il più amato e apprezzato. Ma giace ancora lì, troppo dimenticato.

E che palazzo Costantino non sia solo, bensì in doviziosa compagnia, non può alleviare il dolore provocato dalla pessima situazione; nella forse unica città della penisola in cui si possono ancora “apprezzare” i danni della guerra di ottant’anni fa, una mappa ha rilevato di recente duecentoquindici monumenti e luoghi in stato di abbandono: chiese, ville, palazzi, perfino campanili, e addirittura un ex hangar per dirigibili. E, se permettete, tutto questo fa davvero male.


Ottomila metri quadrati di spazi in attesa di conoscere il proprio futuro


Il doppio scalone di ingresso di palazzo Costantino a Palerno, abbandonato e in rovina, sorto nel 1766 su strutture del secolo precedente, ideato dall’architetto Andrea Giganti e voluto da Giuseppe Merendino.


Palazzo Costantino alle spalle del prospetto di uno dei Quattro Canti in piazza Vigliena.


Un interno del palazzo, con ciò che rimane del soffitto affrescato, totalmente distrutto.


Il dettaglio di uno dei tanti affreschi che popolano il palazzo.


Un altro interno del palazzo malmesso come pure gli infissi.