STUDI E RISCOPERTE 3
LA CACCIATA DEI PROGENITORI
DALL’EDEN DIPINTA DA MASACCIO

LA DISPERAZIONE DI ADAMO,
IL PUDORE DI EVA

NEL MERAVIGLIOSO CICLO DI AFFRESCHI DELLA CAPPELLA BRANCACCI IN SANTA MARIA DEL CARMINE A FIRENZE, LA CACCIATA DI ADAMO ED EVA DAL PARADISO TERRESTRE DI MASACCIO PRESENTA UN CODICE FIGURATIVO COSÌ ADERENTE ALLA STORIA DEL TEMPO DA RENDERE I PROTAGONISTI STRAORDINARIAMENTE UMANI.

Katia Negri

Il ciclo di affreschi della cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze è uno tra i capolavori del primo Rinascimento. Commissionato dal mercante fiorentino Felice Brancacci, il progetto iconografico racconta per immagini la storia della salvezza dell’umanità partendo dal momento in cui i progenitori si sono smarriti nella tentazione compiendo il peccato originale.

Masolino da Panicale li raffigura come nudi classici mentre si scambiano uno sguardo complice poco prima di addentare il frutto della conoscenza. Un serpente con testa umana, sinuosamente avviluppato all’albero, li osserva dall’alto.

Sull’altro lato dell’arcone che delimita la cappella è la mano di Masaccio ad affrescare una potentissima cacciata dal Paradiso terrestre: Adamo ed Eva, scortati dal gesto perentorio dell’angelo con la spada sguainata, escono dalla porta dell’Eden abbandonandolo per sempre. Il genere umano, da quel momento diviso da Dio, potrà salvarsi solamente attraverso il sacrificio di Cristo e l’istituzione della Chiesa per mezzo di Pietro, le cui storie sono ospitate nelle tre pareti della cappella e ne costituiscono il tema.

I progenitori raffigurati da Masaccio ci appaiono straordinariamente umani: una pesante ombra fa curvare la schiena di Adamo prefigurando la condanna al lavoro della terra. Il volto di Eva è deformato dal dolore: gli occhi scavati diventano solchi scuri, la bocca aperta in un grido di pianto, il viso rivolto come anelito al perduto dialogo con Dio.

Le ombre portate al suolo rendono concreti i loro corpi destinati alla sofferenza e alla fatica e sottolineano la fisicità dei due progenitori che hanno vestito l’abito umano e incedono verso la terra. Lo spazio diventa vero, misurabile grazie allo scorcio della porta dell’Eden e alla luce che proviene da destra, dove realmente è presente la finestra della cappella.

Questo nuovo linguaggio figurativo porta con sé una valenza significativa: l’uomo e la donna sono entrati nella storia e abiteranno la terra con la loro corporeità, condividendo lo spazio del fedele.

In questa concretezza traspare con grande evidenza il pudore dei due progenitori, che dopo aver mangiato il frutto proibito «conobbero di essere nudi»(*): mentre Eva cerca di coprire la propria nudità, Adamo nasconde il viso tra le mani.

Tradizionalmente, le rappresentazioni delle conseguenze del peccato originale mostrano entrambi i progenitori intenti a coprire il proprio corpo con foglie o atteggiamenti. Ne sono celebri esempi i rilievi di Wiligelmo a Modena, i mosaici con le Storie della Genesi in San Marco a Venezia, il ciclo decorativo della cupola del battistero di Padova fino ad arrivare agli affreschi nel Camposanto di Pisa, oggi molto danneggiati.

Il cambiamento nell’iconografia della cappella Brancacci può essere ricondotto a valori propri della società fiorentina nei primi decenni del Quattrocento, che Masaccio ha saputo interpretare figurativamente.

Il pudore che Adamo riserva per la manifestazione dei propri sentimenti trova riscontro nelle azioni normative dei governi comunali e della Chiesa tra Duecento e Quattrocento. Per il timore di disordini e rivolgimenti politici da un lato e preoccupazioni di tipo morale e teologico dall’altro, nel corso del Basso Medioevo si assiste un po’ in tutta Italia alla codifica di normative per controllare l’esternazione pubblica dei sentimenti in situazioni di grande affluenza di persone. I comportamenti in pubblico vengono sottoposti a controlli e si arriva a prescrivere modelli di condotta differenziati per maschi e femmine.

In statuti, decreti e norme si chiede agli uomini di non manifestare pianti disperati, tipici e naturali per il genere femminile ma disdicevoli per quello maschile; progressivamente si relega la dimensione del cordoglio all’ambito domestico, impedendo per esempio alle donne di partecipare ai cortei funebri perché portatrici di scomposte esternazioni di compianto.

L’espressione violenta del dolore, infatti, era percepita dalle istituzioni ecclesiastiche come residuo pagano e considerata come un segno di sfiducia nella salvezza dell’anima se non addirittura negazione della vita eterna.


Masaccio, Cacciata di Adamo ed Eva (1424-1426), particolare, Firenze, Santa Maria del Carmine, cappella Brancacci.


Storie di san Pietro, ciclo di affreschi realizzato da Masolino da Panicale e Masaccio (1424-1426), Filippino Lippi (1484-1485), Firenze, Santa Maria del Carmine, cappella Brancacci.


Masolino da Panicale, Tentazione di Adamo ed Eva (1424-1425), Firenze, Santa Maria del Carmine, cappella Brancacci.